La cantonale grigionese ammette che ci sono più di 100 procedimenti in corso. Uno dei multati: «Sapevo che era vietato»
COIRA - Circa un anno fa un 24enne lettore di 20 Minuten del canton Grigioni è entrato in un gruppo WhatsApp in cui vengono segnalati i radar mobili della polizia. Ad invitarlo in “Bitch Please”, che conta 250 membri, è stato un amico, racconta.
Tutto è andato bene fino a quando, settimana scorsa, il giovane non ha ricevuto una telefonata particolare. Dall’altro capo del filo gli si chiedeva di presentarsi alla stazione di polizia di Coira. «Altre sei persone che conosco devono andarci», spiega il 24enne. «Sapevo che era vietato - ammette -, ma secondo me si tratta di un’infrazione di poco conto». Per il giovane, in particolare, «in questo caso non stiamo più parlando di sicurezza stradale».
La polizia ha scoperto il gruppo per le segnalazioni dei radar un po’ per caso: «Ha sequestrato il cellulare di uno dei membri per altri motivi e si è imbattuta nella chat», fa sapere il grigionese, che ora dovrà sborsare 1000 franchi di multa.
«È abbastanza giusto, ma sproporzionato» - «Immagino che riceverò una multa», ipotizza un altro automobilista citato in giudizio. In giro in auto tutti i giorni, il 25enne sottolinea di non avere mai preso una multa a un controllo radar. Secondo lui, il fatto di ricevere una sanzione per averne segnalato uno «è in qualche modo giusto, ma non sta in piedi se confrontato con il dispendio di tempo e i costi aggiuntivi» che questo procedimento comporta.
Più di 100 sotto inchiesta - La polizia grigionese conferma che «al momento sono in corso indagini su diversi membri di gruppi WhatsApp creati per segnalare i controlli di velocità». Per «motivi tattici legati all’inchiesta» la cantonale si astiene dallo spiegare come abbia individuato queste persone, precisa il portavoce Roman Rüegg. «Le persone interessate dall’inchiesta sono più di cento», fa però sapere.
Non è la prima volta che la polizia prende provvedimenti contro gruppi simili. Diversi membri di una di queste chat sono già stati multati nel canton San Gallo.
«È scandaloso» - Al consigliere nazionale Christian Imark (Udc/SO) non va proprio giù che i membri di questi gruppi WhatsApp siano perseguiti. «Lo trovo scandaloso - afferma -. È sproporzionato impiegare così tante risorse per questo». Lui, precisa, non sta affatto dalla parte di chi non rispetta i limiti di velocità, ma conosce persone che stanno in questi gruppi e ricevono non solo segnalazioni sui radar, ma anche indicazioni su strade ghiacciate, incidenti e colonne: «È solo gente che si informa sulle condizioni del traffico», assicura.
Segnalare un radar, a suo avviso, non significa del resto vivere liberi da multe per eccesso di velocità: «La sensibilizzazione riguardo agli apparecchi radar rende tuttavia più attenti alla guida, cosa che aiuta la sicurezza», sostiene. «Criminalizzare una cosa così è sbagliato», aggiunge. A tal fine, Imark ha già depositato un intervento parlamentare che chiede che i gruppi WhatsApp in cui vengono segnalati i radar non vengano più criminalizzati: «È un nuovo mezzo di comunicazione e le autorità non sanno ancora come trattarlo. Per questo serve una decisione di principio», conclude.
«I controlli sono necessari, purtroppo» - Il consigliere nazionale socialista Thomas Hardegger la vede diversamente: «Ci si dovrebbe chiedere perché esistono questi controlli della velocità», afferma. Per Hardegger sono «purtroppo» necessari per garantire la sicurezza sulle strade e non hanno un intento vessatorio: «Tuttavia, con questi gruppi WhatsApp l’intero sistema viene messo in discussione», lamenta.
Hardegger confessa di essere già stato multato per piccoli eccessi di velocità. Sottolinea tuttavia che fra coloro che ricevono segnalazioni sui radar ci sono persone che rispettano i limiti solo quando ci sono controlli: «In questo modo compromettono la sicurezza stradale», afferma.
Il socialista ammette che «si può discutere sulla proporzionalità dell’impegno della polizia o sull’importo della multa», ma, «come presidente di Mobilità pedonale Svizzera, capisco i rischi che corrono gli utenti più deboli della strada a causa degli eccessi di velocità».