Gli under 24 seguono poco l’offerta televisiva della SRG SSR. Il servizio pubblico rischia di perdere sostegno. La parola alla politica
BERNA - «Le mie tre figlie non guardano la televisione». È quanto constata Matthias Aebischer, consigliere nazionale socialista nonché ex presentatore televisivo. «D’altronde hanno i loro smartphone e iPad». E non si tratta di un caso isolato: per i giovani under 24 i media tradizionali sono out. Lo si evince anche dal rapporto sul servizio pubblico del Consiglio federale, che domani sarà discusso in Parlamento.
Gli under 24 che guardano i canali SRF e RTS sono infatti a malapena due su dieci. Va un po’ meglio alla RSI, che raggiunge tre giovani su dieci. Per quanto riguarda invece gli over 60, in questo caso tutte le emittenti sono seguite da circa sette persone su dieci. L’età media degli spettatori è dunque alta: 58 anni nella Svizzera tedesca, e rispettivamente 55 e 54 anni in quella romanda e italiana. Quando si parla di media preferito, secondo il rapporto i giovani prediligono Google, Facebook e servizi online.
La promozione dell’identità attraverso il servizio pubblico sarebbe dunque in pericolo, come scrive il Consiglio federale. In futuro saranno pertanto necessari maggiori sforzi «per poter ottenere un ampio consenso e una legittimazione presso la popolazione». E la SRG SSR non se ne sta con le mani in mano, ma produce sempre più contenuti web destinati ai millennial. Tra questi la recente rubrica “Nuovo” pubblicata su Facebook e Twitter. E la politica cosa dice? Le opinioni sono contrastanti.
Nuove strade sul web - «Se la SRF vuole garantirsi un futuro, deve andare laddove ci sono i giovani». Ne è convinto Matthias Aebischer (PS). In questo senso, la SRG SSR ha iniziato a proporre brevi filmati su vari portali online e app. La RSI farà un importante passo con la trasformazione de La2 in un canale web. Aebischer sottolinea: «Chi vuole proibire i servizi online alla SRF, vuole smantellare il servizio pubblico». Servizio pubblico che sarebbe comunque di massima importanza per la coesione nazionale.
Condivisione con i media privati - Christian Wasserfallen (PLR): «È sbagliato che la SRG SSR proliferi sul web con i propri canali Twitter e le proprie app, togliendo acqua al mulino dei media privati». La SRG SSR dovrebbe piuttosto mettere a disposizione di altri fornitori i propri contenuti. «Sarebbe bello se un canale online per i giovani potesse per esempio inserire nella propria programmazione un servizio SRF sui batteri».
Lo smantellamento dei contributi - «Grazie a una vastissima offerta online, per esempio su Youtube, oggigiorno molti giovani sono informati al meglio» dice Olivier Kessler, tra i promotori dell’iniziativa “No Billag”. Per questo motivo «non sarebbe più necessaria» la riscossione di «contributi obbligatori». Se la SRG SSR si finanziasse esclusivamente attraverso la pubblicità o abbonamenti, avrebbe tutta la libertà imprenditoriale di raggiungere i giovani sul web, sostiene Kessler.