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"Io e il mio cuore nuovo". Silenzio, parla Gaetano "Gates" Orlando

L'indimenticato campione del Lugano ha vissuto per mesi grazie all'ausilio dei macchinari ed è passato attraverso un delicato trapianto. Ora sta lottando per tornare a una vita normale
Ti-Press
"Io e il mio cuore nuovo". Silenzio, parla Gaetano "Gates" Orlando
L'indimenticato campione del Lugano ha vissuto per mesi grazie all'ausilio dei macchinari ed è passato attraverso un delicato trapianto. Ora sta lottando per tornare a una vita normale
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ROCHESTER (USA) – La notizia più bella, quella che tutti aspettavano con impazienza, è arrivata a febbraio quando, dopo la scoperta di una malformazione congenita e mesi di attesa – e di vita solo grazie all’ausil...

ROCHESTER (USA) – La notizia più bella, quella che tutti aspettavano con impazienza, è arrivata a febbraio quando, dopo la scoperta di una malformazione congenita e mesi di attesa – e di vita solo grazie all’ausilio dei macchinari – a Gaetano Orlando è stato donato un cuore nuovo. Con il quale ha potuto ricominciare a sorridere e sperare. Da allora il simbolo del Lugano 1999, quello del titolo con coach Jim Koleff, non ha smesso di lottare. Si è ripreso, un po’ per volta, con grinta e determinazione, la vita che gli stava sfuggendo dalle mani.

Dopo 208 giorni di ospedale e, successivamente, dopo settimane vissute in ambienti controllati, con mascherina e guanti come fidi accompagnatori, Gates è tornato a graffiare, a pungere. Grintoso come sempre, diretto come non mai.
Di Orlando si sono sempre ammirati la determinazione e il coraggio. La faccia ruvida, l’espressione corrucciata, erano lo specchio di una carica incredibile, base di tutti i suoi grandi successi. Quel carattere è saltato fuori dopo pochi secondi di conversazione.

Gates, qui ci sono un sacco di tuoi ex tifosi che ti seguono, che vorrebbero sapere come stai…
“Come ex, hanno smesso di tifare per me? – è intervenuto ai nostri microfoni, non mascherando l’ironia, il 50enne italocanadese – State scherzando? Battute a parte… ragazzi, è stata dura. Ora sto abbastanza bene. Sono ogni giorno più forte, anche se devo continuare a confrontarmi con alcuni problemi minori”.

Sul ghiaccio eri un leone. È stato difficile immaginarti in un letto di ospedale…
“Il temperamento mi ha aiutato. Lo spirito che mettevo sul ghiaccio mi è stato utile anche in questa difficile situazione. La mentalità è tutto, in ogni sfida. In quest’ultima per me è stata determinante”.

Ma dove si trova la forza per affrontare la malattia, la lunga degenza ospedaliera, l’operazione?
“Si deve avere fiducia. Tutto qui. Nei responsabili medici, negli amici, nella famiglia. E non si deve mai smettere di lottare e di crederci. Io sono stato fortunato, ma ho anche voluto arrivare alla soluzione di tutto”.

Proprio come in una partita di hockey.
“Avere un passato da sportivo è stato sicuramente d’aiuto. Non tanto a livello fisico, quanto sul piano mentale. Gli allenamenti, la disciplina e la concentrazione facevano parte del mio quotidiano quando ero sui pattini. Nel letto dell’ospedale i tanti insegnamenti e le tante esperienze vissute in carriera sono tornati a galla. Lo sport è un po’ come la vita. La vita, nel mio caso, è un po’ come l’hockey”.

A cinquant’anni, nonostante le difficoltà, non è ancora il caso di fare il pensionato...
“Non ci penso proprio. Da un paio di mesi ho ripreso a lavorare. Faccio l’osservatore per i New Jersey Devils”.

Non certo un mestiere tranquillissimo.
“Sono nel mio mondo, questo è l’importante. E poi evito le trasferte lunghe, non è troppo male”.

L’hockey di questa parte del mondo ti reclama ancora. A Berna, a Lugano ma anche in Italia sono molti quelli che vorrebbero rivedere Gates sul ghiaccio. Magari solo come allenatore. Magari solo come osservatore.
“No grazie. Il mio lavoro è qui, in Nord America. Per l’Europa non c’è più posto”.

Dovremo continuare a seguirti solo a distanza, insomma?
“No, tornerò. Ma non fatemi lavorare: io verrò solo per rivedere i vecchi amici. E per ringraziare quanti, pur con un oceano in mezzo, non hanno smesso di starmi vicino”.

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