Idolo a Lugano, il macedone era finito nella polvere...
Vittoria di uno che non ha mai mollato.
AMSTERDAM - Secondo il regolare corso della storia, la carriera di Ezgjan Alioski avrebbe dovuto finire ancor prima di cominciare. Dopo averlo cresciuto per dieci anni nel suo settore giovanile, lo Young Boys gli chiuse bruscamente la porta in faccia, giudicandolo inadatto per compiere il salto nel calcio professionistico.
Un potenziale colpo da ko per un ragazzo di 20 anni, la cui mente era ormai catapultata sul futuro nel mondo del pallone. L’unica scelta che aveva era quella di fare ritorno a Flamatt, paese del canton Friborgo in cui la sua famiglia si era stabilita negli anni ‘90. Ed è lì che il naturale flusso degli eventi venne irreversibilmente alterato. Mentre si allenava in solitaria sul campo di paese, ecco infatti la chiamata dell’uomo della provvidenza, Maurizio Jacobacci, colui che più di tutti ha inciso sulla vita di Alioski. Il lungimirante tecnico gli concedette un’altra chance, portandolo con sé a giocare in Prima Lega Promotion con lo Sciaffusa.
Quel momento ha segnato l’inizio dell’ascesa del tuttofare macedone, partito dai modesti campi elvetici e giunto alle nobili arene di Premier League. Sotto il suo fedele ciuffo biondo platino, “Gianni” Alioski possiede una quantità smisurata di esuberanza, che non esita mai a mostrare in campo. Tant’è vero che in Inghilterra gli hanno affibbiato l’appellativo di “mad dog” (“cane pazzo”). Forse è proprio questo il motivo per cui, sia a Lugano che a Leeds, ha saputo entrare in modo particolare nel cuore della tifoseria.