Voci dall'ESC: la testimonianza di un 19enne fuggito dalla guerra e il messicano che elogia Lucio Corsi
BASILEA - Basilea, giorno 5. In città stanno arrivando gli ultimi fan, la finale è ormai alle porte e tra poche ore scopriremo il vincitore di questa edizione dell’ESC. Dopo una settimana passata a Basilea abbiamo capito che la Svizzera e l’Eurovision saranno unite per sempre da un legame indissolubile e in questa storia il Ticino ha un ruolo fondamentale.
Oltre all’Eurovision Song Contest, a Lugano è nata anche la Fondazione Amilcare, che da tantissimi anni si occupa della promozione e della tutela dei diritti fondamentali degli adolescenti in Ticino. Grazie alla Fondazione Amilcare abbiamo conosciuto Ciro, un ragazzo di 19 anni nato in Ucraina che con la sua storia rappresenta alla perfezione quello che stiamo vivendo a Basilea in questi giorni. «Sono arrivato in Svizzera circa tre anni fa, quando è scoppiata la guerra in Ucraina - ci ha raccontato quando l’abbiamo intervistato in una delle nostre dirette - in Ucraina non avevo più nulla da perdere, anche per questo la scelta di partire è stata piuttosto semplice. Prima di arrivare a Lugano però ho attraversato una buona parte dell’Europa. Il primo Paese che mi ha accolto è stata la Polonia dove ho lavorato per qualche mese come volontario traduttore, per tutti gli ucraini come me che si erano rifugiati lì senza sapere il polacco. La Polonia però era ancora troppo vicina, avevo paura e dentro di me sentivo il bisogno di allontanarmi il più possibile dalla guerra, così mi sono spostato prima a Monaco di Baviera, in Germania, poi in Svizzera. Ho scelto di vivere in Ticino perché mi sento molto legato alla cultura italiana ed è esattamente il posto in cui sognavo di vivere».
Anche quando Ciro era in Ucraina, la musica non l’ha mai abbandonato. «Per due intere settimane sono stato costretto a vivere in bunker, fuori c’erano i bombardamenti e quindi non potevamo uscire dai rifugi. Dentro ai bunker però non c’era niente, non funzionava nemmeno internet e quindi l’unica cosa che potevo fare era ascoltare la musica. Uno dei pochi oggetti che mi ero portato in rifugio era il mio ukulele e mi bastava suonarlo per qualche minuto per sentirmi meno solo, anche per questo sono molto grato che esista un evento come Eurovision. L’Eurovision Song Contest è nato per unire l’Europa dopo la seconda guerra mondiale ed è bellissimo che ancora oggi rappresenti un momento così importante anche per la nostra generazione. All’ESC c’è spazio per tutti e ognuno qui ha la possibilità di portare sul palco la propria cultura, vi assicuro che non è una cosa scontata».
Ad Eurovision la musica coinvolge e trascina nonostante le barriere linguistiche. Non a caso, delle 26 canzoni che sono in finale ad ESC2025, sono pochissime quelle con il testo in inglese. Non importa capire il significato, la lingua in comune è la musica. Lucio, un ragazzo di 17 anni che viene dal Messico, lo sa bene. In un commento che ha lasciato sotto al video dell’esibizione della prima semifinale di “Volevo essere un duro”, Lucio ha scritto: «Un paio di settimane fa ho ascoltato questa canzone e non ci avevo dato troppo peso. Poi l’ho riscoperta, e ho capito che questa canzone è entrata a far parte della mia vita proprio quando ne avevo bisogno».
Abbiamo riportato questo commento a Lucio Corsi, durante una conferenza stampa qualche giorno prima della finale. Lui ha detto: «Questa cosa mi riempie di gioia e mi fa piacere. Quando mi chiedono se ho un consiglio da dare ai ragazzi io penso sempre che dovrebbero essere loro a darne uno a me, a noi più grandi. Ho molta fiducia nei giovani e penso che quelli a vivere di più nel presente siano loro».
“Volevo essere un duro” è una canzone che parla delle pressioni che i sogni riescono a metterci. Invece che infonderci speranza verso il futuro, in molti casi pensare ai nostri desideri ci crea angoscia. Ci sono i sogni che le altre persone hanno per noi e le aspettative che questi si portano con sé. Ci sono i sogni che noi abbiamo per noi stessi, le cose che vogliamo realizzare da grandi, che vanno a braccetto con la paura di non farcela. E poi ci sono i sogni che ci sentiamo costretti ad avere, perché se non hai un sogno che senso ha? Verso cosa dirigi i tuoi sforzi?
“Volevo essere un duro” è una canzone che arriva nel momento del bisogno di tutti noi ragazzi. Anche se è una canzone che parla a tutti, a noi piace pensare che lo faccia un po’ di più a noi adolescenti.