Le rinnovabili e la “ricorsite” che blocca il Ticino

Christian Fini Presidente LEA
In Ticino, la questione delle energie rinnovabili si trova oggi al centro di un paradosso inquietante. Da una parte, le istituzioni e la società civile riconoscono l’urgenza di sviluppare fonti di energia sostenibili per rispondere alle sfide climatiche e all’indipendenza energetica; dall’altra, un gruppo di protezionisti ad oltranza blocca sistematicamente i progetti più importanti con ricorsi e opposizioni continue.
Ci si chiede: a che gioco stiamo giocando? Da un lato abbiamo un messaggio chiaro: puntare sulle rinnovabili, incentivarle, accelerare la transizione energetica. Dall’altro ci confrontiamo invece con la quotidianità, fatta di interminabili ricorsi, che fermano o rallentano ad esempio diversi progetti. Senza parlare della modalità nella quale vengono condotte molte di queste opposizioni che sono molto spesso tutt’altro che costruttive: più che da un genuino interesse per l’ambiente o il territorio, sembrano mosse dalla smania di visibilità e da calcoli politici a corto raggio. Ed è ancora più paradossale notare che queste “battaglie” vengono portate avanti dalle stesse forze politiche e associazioni che, almeno sulla carta, si dichiarano paladine delle energie rinnovabili.
Il risultato? Un Ticino inchiodato a uno stallo progettuale pluriennale, dove ogni slancio innovativo viene puntualmente soffocato. Idee e soluzioni concrete si arenano perché c’è chi preferisce la propaganda alla responsabilità, bloccando sul nascere ogni possibilità di progresso reale verso una transizione energetica credibile e sostenibile.
Il Ticino ha bisogno di serietà, responsabilità e visione a lungo termine. Serve un approccio pragmatico che metta al centro gli interessi collettivi, la sostenibilità e la qualità di vita delle future generazioni. Bloccare per partito preso rischia di farci perdere anni preziosi e opportunità uniche. È ora di mettere da parte le divisioni ideologiche e di collaborare per accelerare i progetti rinnovabili che il Cantone attende da tempo.
Non possiamo più permetterci che una certa politica giochi con il nostro futuro energetico con ricorsi ad oltranza. La sostenibilità non è una bandiera da agitare per consenso, quando fa più comodo, ma un impegno serio che richiede coraggio, responsabilità e pragmatismo. Il tempo degli alibi è finito.




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