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PeoplePSICOLOGIA: L'ESPERTA, 'BAMBOCCIONI' A RISCHIO ANSIA E ATTACCHI DI PANICO

12.10.07 - 17:50
PSICOLOGIA: L'ESPERTA, 'BAMBOCCIONI' A RISCHIO ANSIA E ATTACCHI DI PANICO

Milano, 12 ott. (Adnkronos Salute) - Stati di ansia generalizzata, attacchi di panico, depressione. Insomma, è dura la vita dei “bamboccioni”, i giovani - così definiti dal ministro Tommaso Padoa-Schioppa - tra i 20 e i 30 anni, che ancora vivono in famiglia e che secondo l’Istat in Italia sono circa 5 milioni. A lanciare l'allarme è Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, direttore dell’Unità operativa attacchi di panico presso la Clinica Paideia di Roma e presidente dell’Eurodap (Associazione europea disturbi attacchi di panico). “La situazione psicologica di molti ragazzi che abitano ancora con mamma e papà è molto seria", afferma infatti la specialista che, esaminando un campione di giovani rivoltisi al suo centro, ha potuto 'disegnare' un identikit psicologico di questi ragazzi. La precarietà lavorativa "è la prima causa del loro stato. Sono bloccati dall’incertezza di un’occupazione e incapaci di ricercare autonomia, indipendenza e realizzazione del sé. Rimangono quindi sotto l’ala di mamma e papà - spiega l'esperta in una nota - senza essere in grado di progettare il futuro. Nell’Unità operativa attacchi di panico - riferisce Vinciguerra - abbiamo avuto la possibilità di osservare proprio questa tipologia di giovani, tra i 20 e i 30 anni, con titoli di studio diversi, lavoro precario e ancora dipendenti dalla famiglia. Questi ragazzi e ragazze presentavano un atteggiamento di lassismo ed egoismo diffuso ma solo apparente. In realtà nascondevano un forte disagio, che li ha portati a soffrire di attacchi di panico, depressione, stati d’ansia generalizzata, in alcuni casi a cadere nella tossicodipendenza o nell'alcolismo”. “Ci siamo trovati davanti a ragazzi che sono ancora bambini ma con le pretese di adulti - dice la psicoterapeuta - Quando non si dà corso alla naturale spinta vitale dell’autonomia, della realizzazione, della progettualità si crea nell’individuo una sorta di blocco delle energie, che si tramuta in un’autoaggressione. Questi giovani - prosegue - scelgono d’illudersi di poter rimanere piccoli e protetti nell’ambito familiare, rimandano l’organizzazione e la realizzazione della loro vita a un ‘domani’, ma tutto ciò ha un costo psicologico”. La mancanza assoluta di certezze nel futuro dal punto di vista lavorativo è il primo elemento che scatena nei giovani il blocco di energie, dice Vinciguerra. E se i ragazzi vivono solo il presente, i genitori purtroppo non sono in grado di aiutarli. L’atteggiamento delle madri e dei padri super-protettivi, modello educazionale che impera nella nostra società, "crea molti danni", assicura. Ma allora che fare? "Bisogna evitare l’atteggiamento vittimistico - suggerisce la psicoterapeuta - che ci fa chiudere e deprimere invece di cercare delle soluzioni, dobbiamo fare uno sforzo adattativo e cercare di divenire noi il nostro punto di forza. E non scoraggiarsi: è importante ripetersi che le persone che valgono alla fine avranno successo nel lavoro come nella vita e che questo sarà il nostro caso se continuiamo ad impegnarci. Bisogna, poi, investire sulla formazione: in un mercato del lavoro così competitivo è necessario saper fare qualcosa in più, non sottovalutando che fare un corso d’inglese o d’informatica apre porte al di là dei nostri confini geografici, vista la nuova dimensione europea. Infine bisogna essere creativi: cerchiamo percorsi professionali alternativi - conclude - che tengano conto dei nostri interessi e delle nostre attitudini”.

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