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L'effetto frenante del Covid sull'inflazione

A breve termine ci sarà un picco, secondo Remo Rosenau, ma poi la situazione «dovrebbe calmarsi»
Depositphotos (cristovao)
Nel medio-lungo termine la pandemia avrà un effetto frenante sull'inflazione.
Fonte Ats
L'effetto frenante del Covid sull'inflazione
A breve termine ci sarà un picco, secondo Remo Rosenau, ma poi la situazione «dovrebbe calmarsi»
ZURIGO - Nel medio-lungo termine la pandemia avrà un effetto frenante sull'inflazione, contrariamente a quanto sta succedendo nell'immediato, con i prezzi delle materie in forte ascesa sulla scia del rimbalzo congiunturale. È l'analisi ...

ZURIGO - Nel medio-lungo termine la pandemia avrà un effetto frenante sull'inflazione, contrariamente a quanto sta succedendo nell'immediato, con i prezzi delle materie in forte ascesa sulla scia del rimbalzo congiunturale. È l'analisi di Remo Rosenau, responsabile della divisione ricerca economica presso Helvetische Bank.

«In linea con la ripresa dell'economia le aziende devono tornare a potenziare le loro scorte e tutti sono sorpresi dalla rapidità con cui tutto quanto accade», spiega Rosenau in un'intervista pubblicata oggi dal portale finanziario elvetico Cash. «Vi sono strettoie che hanno portato a un aumento del costo delle materie prime, ciò che si ribalta sui prezzi globali. Quindi sussiste il timore di un ritorno dell'inflazione, con la conseguenza che i tassi d'interesse riprendano a salire. Questo fattore è attualmente più importante della ripresa economica e rende nervosi i mercati».

La fiammata, poi la calma

Cosa succederà ora? Si tornerà a livelli di rincaro in stile anni '70, oppure si è di fronte solo a una temporanea fiammata? «Pensiamo che vi sarà a breve termine un temporaneo picco d'inflazione», risponde lo specialista con studi all'università di Zurigo e trascorsi presso UBS. «Non appena l'economia tornerà a un livello normale, la situazione dovrebbe calmarsi».

«Crediamo anche che le banche centrali continueranno a perseguire una politica monetaria espansiva», prosegue Rosenau. «A medio e lungo termine ci sarà anche l'ulteriore accelerazione della digitalizzazione avviata durante la pandemia, cosa che porterà a guadagni di efficienza in tutte le aziende e che avrà un effetto deflazionistico».

Secondo Rosenau proprio questo impatto virtuoso della tecnologia sui prezzi viene sottovalutato al momento dai mercati. «L'effetto sarà visibile nei prossimi 5-10 anni: l'aumento dei prezzi generato dalla ripresa economica è per contro un fenomeno temporaneo che durerà da 6 a 18 mesi».

Borse e criptovalute

Intanto però le borse si trovano attualmente impegnate in una fase di consolidamento e correzione. «Continua a esserci una rotazione dai titoli tecnologici, di crescita e favoriti dal Covid verso azioni più conservative e a lungo trascurate, orientate al valore intrinseco, al settore del consumo e ai cicli economici».

Rosenau prende anche posizione su un tema molto dibattuto, quello delle criptomonete. «Se i clienti vogliono, certo non impediamo di acquistarne. Ma non le raccomandiamo. Per noi non sono una classe d'investimento». Il volume totale delle valute cibernetiche è attualmente di circa 2500 miliardi di dollari, meno della capitalizzazione di Apple: poco, quindi, se si considera l'insieme dei patrimoni mondiali. Vista la scarsità dell'offerta vi sono inoltre enormi fluttuazioni idi prezzo.

Secondo l'analista le banche centrali potrebbero in futuro offrire a loro volta criptovalute: in quel momento per le altre la situazione diventerà difficile. «Don't Fight The Fed», raccomanda Rosenau, che non è nemmeno d'accordo con chi considera le criptovalute l'oro del futuro. «Come riserva di valore a lungo termine preferiamo ancora chiaramente l'oro: questa funzione del metallo giallo è ancorata nella mente e nel cuore delle persone da migliaia di anni».

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