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Esperti divisi su Trump. Poi tutti concordano: «Chi ci perderà è l'Europa»

America fra oligarchia e rilancio, sono due le linee di pensiero emerse al Forum.
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Fonte ats ans
Esperti divisi su Trump. Poi tutti concordano: «Chi ci perderà è l'Europa»
America fra oligarchia e rilancio, sono due le linee di pensiero emerse al Forum.

DAVOS - Stati Uniti diretti verso l'oligarchia, un sistema che, dopo che il lancio di un attivo digitale prima dell'insediamento di Donald Trump, verrebbe chiamato «cleptocrazia, una repubblica delle banane» se accadesse in un altro paese secondo il presidente di Eurasia - società di ricerca e consulenza - Ian Bremmer. O, piuttosto, una presidenza Trump pronta a trainare il mondo verso il futuro grazie alla rivoluzione tech, superando il vecchio ordine mondiale e le sue regole, dicono altri

Sono le due linee di pensiero emerse al Forum economico mondiale all'indomani dell'Inauguration Day, con alcuni fra gli studiosi più in vista del mondo che hanno dato giudizi variegati sulle prime dichiarazioni di Trump su dazi, guerre, Cina, annessioni territoriali e riconquista di Panama. Parole «confusionarie» stando a Ian Bremmer; «eccitanti» secondo l'ex segretario alla Difesa americano Graham Allison ora professore ad Harvard; «semplicemente Trump», per Walter Mead, editorialista del Wall Steet Journal e studioso all'Hudson Institute.

Se ne è parlato, a Davos, durante un seminario di prima mattina sulla 47esima presidenza Usa in cui Allison Schrager del Manhattan Institute for Policy Research ha espresso un «sospiro di sollievo» di fronte a un Trump che è parso «partire da posizioni massimaliste per poi negoziare». Ma con un programma che avrà importanti ripercussioni economiche: «Più crescita ma anche più debito e potenzialmente più inflazione: non sono sicura che tutti abbiano capito che non ci saranno pasti gratis» se aumentano i tassi d'interesse. In arrivo, secondo Schrager, «più restrizioni nei confronti della Cina sia sul piano tecnologico che sotto forma di meno interscambio commerciale».

Per contro, secondo Graham Allison «entro sei mesi la guerra in Ucraina sarà finita e la Cina sarà parte dell'accordo, che sarà grosso modo sulle attuali linee di divisione territoriale. Trump avrà una telefonata con Zelensky e gli dirà che non fornirà più armi se non firma l'accordo». E con la Cina «Trump e Xi si capiscono molto bene, hanno un rapporto personale».

Bremmer, sui frutti di questo rapporto personale, nutre molti dubbi: «Fra gli Usa e la Cina un accordo sarà molto problematico: penso che stiamo andando verso una guerra commerciale, che coinvolgerà anche altri Paesi». Situazione molto più problematica in Medio Oriente dove nessuno vede una pace sotto Trump. «C'è un cambiamento di paradigma, certo, Israele ha avuto delle vittorie e inflitto straordinarie sconfitte all'Iran, ma nessuno crede che la sfida iraniana sia l'unica in Medio Oriente. La pace in Medio Oriente rimane un sogno bello, ma distante», dice Mead.

Quando Mead sostiene che «chi ci perderà è l'Europa», tutti sono d'accordo. «Non ha capito la direzione in cui andavano gli eventi, che non è quella della protezione del clima, dei diritti umani o della diplomazia. Quello che sta accadendo con le nuove tecnologie è un sommovimento drammatico pari alla rivoluzione industriale, ma molto più rapidamente».

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