Arrestato Saif al-Islam Gheddafi

Il delfino di Muahammar Gheddafi era ricercato dalla Corte penale internazionale
TRIPOLI - Il figlio di Muammar Gheddafi Saif al-Islam è stato arrestato nel sud della Libia. Lo afferma il ministro della giustizia del Cnt.
Saif è al momento detenuto nei pressi a Obari, nel sud del Paese, ha detto il ministro Mohammed al-Allagui, citato dalla tv Al-Arabiya.
Con l'arresto di Saif al Islam, figlio e 'delfino' di Muammar Gheddafi, cade l'ultimo baluardo dell'ex regime del colonnello.
Nelle ultime settimane, il destino della 'Spada dell'Islam' - significato del nome Saif al-Islam - è stato avvolto nel mistero. Scappato da Sirte nelle stesse ore in cui il padre e il fratello Mutassim restavano uccisi, il braccio destro del rais è stato dato a volte per morto, altre volte in fuga nei paesi limitrofi (si era parlato insistentemente del Niger) aiutato dai mercenari. Altre indiscrezioni riferivano invece di contatti con la Corte Penale internazionale che ha emesso per lui - così come per il padre ed il suo clan - un mandato di arresto internazionale per crimini contro l'umanità. Contatti portati avanti da intermediari, aveva confermato il procuratore generale della Cpi, Moreno Ocampo. Ultimo del clan Gheddafi a restare vivo in patria, Saif, con lo scoppio della rivolta si è trasformato da 'colomba' in uno dei principali artefici della feroce repressione contro gli oppositori, sorprendendo un po' tutti. Questo potente ingegnere 39enne che ha studiato in Austria e Gran Bretagna era infatti noto come il più illuminato e riformista della famiglia del rais. Sfrontato, colto, abile oratore, preferito dai libici ai suoi sette fratelli, Saif in passato si era imposto come il principale interlocutore dell'Occidente nei complessi rapporti internazionali della Grande Jamahirya ed era stato a lungo a capo di una potente ong umanitaria, la Fondazione Gheddafi.
Poi, nel 2008, il ritiro ufficiale dalla politica e l'accesa rivalità con Mutassim per la successione al Colonnello lo avevano un po' emarginato senza però intaccarne l'influenza politica. Con lo scoppio della rivolta Saif è tornato protagonista imponendosi come il volto della 'resistenza', ribadendo al mondo intero che né lui, né il padre avrebbero mai lasciato la Libia. All'inizio di settembre, uno dei suoi gridi di battaglia ha interrotto i negoziati che il fratello Saadi stava intavolando con le forze del Cnt. Saadi, pochi giorni dopo, ha ripiegato in Niger. Saif è rimasto, fino alla fine. Fino a quando sulla parabola di Gheddafi non sono scesi i titoli di coda.




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