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DELITTO DI GARLASCO

L'impronta di Sempio e la nuova testimone

La difesa dell'indagato sull'impronta a lui attribuita: «Sempio frequentava le scale e la taverna di casa Poggi».
Imago
Fonte red / ansa
L'impronta di Sempio e la nuova testimone
La difesa dell'indagato sull'impronta a lui attribuita: «Sempio frequentava le scale e la taverna di casa Poggi».

PAVIA - Ancora nuovi elementi e indiscrezioni si aggiungono al caso Garlasco e riempiono nuovamente le pagine di cronaca in Italia.

Cominciamo dal primo fatto, ovvero che è stata presentata alla Procura di Pavia una nuova perizia tecnica sulle impronte digitali che potrebbe cambiare le carte in tavola dell'inchiesta. Secondo gli esperti, infatti, un'impronta identificata con il numero "33", trovata sul muro delle scale che portano in cantina della casa di Garlasco, apparterrebbe al palmo destro di Andrea Sempio, attualmente unico indagato nella nuova fase dell'inchiesta.

La rivalutazione dell'impronta - Questa perizia tecnica afferma che l'impronta "33" corrisponderebbe a quella di Sempio in 15 punti dattiloscopici («15 minuzie»), un numero sufficiente per attribuirla a qualcuno. La traccia, che era già catalogata nel 2007 dai RIS di Parma come «non utilizzabile», sarebbe stata rivalutata oggi grazie alle «nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software», così ha spiegato il procuratore capo. La traccia - che però non è databile con certezza - si trova proprio dove è stato rinvenuto il corpo della vittima, in un tratto di scala.

La questione sangue - Le indagini escludono, al momento, che l'impronta "33" presenti invece tracce di sangue. La colorazione rossastra riscontrata è attribuibile all'uso della ninidrina, un reagente chimico impiegato per rendere visibili le impronte latenti.

La difesa non ci sta - Nel pomeriggio, l'Ansa ha reso noto che l'avvocato di Andrea Sempio avrebbe precisato che quella della Procura è solo una consulenza tecnica di parte e non una perizia, come quella disposta dal giudice per le indagini preliminari. Il legale avrebbe anche aggiunto che Sempio frequentava regolarmente la casa, inclusi la taverna e le scale dove è stata trovata l'impronta.

La nuova testimone - Ma non è tutto, una nuova testimone - aggiunge l'agenzia - ha dichiarato alla Procura di Pavia che Stefania Cappa, cugina della vittima, le avrebbe confidato di non avere un buon rapporto con Chiara Poggi, provando invidia e rancore nei suoi confronti. La testimone ha anche riferito che Stefania Cappa avrebbe detto poco dopo l'omicidio la frase: «Loro mi devono vedere che vado al cimitero», vedendo la folla di giornalisti davanti alla tomba di Chiara Poggi.

Ma perché la testimone ha deciso di parlare solo oggi? Lo avrebbe fatto dopo aver letto sui giornali che Stefania Cappa aveva dichiarato di avere avuto un ottimo rapporto con la cugina.

Il malore - Infine, altri due dettagli. Il primo. Secondo Repubblica, i titolari del fascicolo d'inchiesta avrebbero scoperto che Sempio durante un interrogatorio del 2008, giorno in cui gli fu mostrato il biglietto del parcheggio che di fatto lo collocherebbe lontano dalla scena del crimine, sarebbe stato male. Malore, con tanto di intervento di un'ambulanza, che non fu però messo a verbale.

I biglietti buttati - Il secondo dettaglio. «Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare». Questo è stato rinvenuto, scritto a mano, sopra un bigliettino accartocciato e gettato nella pattumiera, durante gli appostamenti davanti a casa di Andrea Sempio. Tanto basta a generare negli inquirenti, se non certezze, ulteriori interrogativi.

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