Bulgaria: conservatori in testa, governabilità a rischio
Al Gerb va una percentuale di preferenze fra il 30% e il 33%, mentre i socialisti hanno preso tra il 25% e il 27% dei voti. Ai conservatori dovrebbero andare 97 dei 240 seggi del Parlamento unicamerale, ai socialisti 85. Solo altre due formazioni, delle 38 in lizza, hanno superato la soglia del 4% necessaria per ottenere seggi in parlamento: il partito della minoranza turca (Dps) con il 10,3% (34 seggi) e il partito nazionalista Ataka (ostile a turchi e rom e molto critico della Ue) al quale sarebbe andato il 7,3% (24 seggi). L'affluenza alle urne è stata di circa il 55%.
Se verranno confermati - i primi dati ufficiali sono attesi in mattinata - quella del Gerb di Borissov si rivelerà una vittoria di Pirro per le estreme difficoltà di formare un governo solido e in grado di affrontare l'emergenza economica e sociale della Bulgaria. Un'emergenza alla base delle proteste popolari dei mesi scorsi contro povertà e corruzione, sfociate nelle dimissioni del governo Borissov e nel voto anticipato.
La vigilia del voto - seguito da 240 osservatori dell'Osce - era stata avvelenata da sospetti e accuse di potenziali brogli per il sequestro di ben 350 mila schede elettorali illegali, rinvenute nella tipografia gestita da un consigliere municipale del Gerb. Oggi sono stati registrati una decina di casi di tentativi di compravendita di voti e una delle persone coinvolte è stata subito arrestata e condannata per direttissima a 10 mesi di carcere e a una multa di 10 mila lev (circa 5 mila euro). Circa il 12% degli elettori bulgari (un totale di 6,9 milioni) soprattutto i rom, si sarebbero mostrati propensi a vendere il proprio voto per 50 lev (circa 30 franchi), secondo alcuni quotidiani. L'ingovernabilità è il peggiore degli scenari per il paese più povero dell'Ue, preda della corruzione, con numerosi monopoli e in mano ad un sistema politico di stampo oligarchico.
Al voto anticipato di oggi si è arrivati dopo i fermenti sociali dell'inverno scorso, quando la gente è scesa in piazza per dire basta al carovita, alla povertà e alla corruzione, e sulla scia di una serie di immolazioni col fuoco di uomini poveri e disperati - in tutto sei, cinque dei quali sono morti. Sotto la pressione della piazza, il premier Borissov si era dimesso lo scorso febbraio, quando era stato formato un esecutivo provvisorio guidato dal diplomatico Marin Raikov.




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