Il Corano in fiamme, la protesta supera i confini nazionali

Bruciare il Corano? L'atto di Rasmus Paludan è stato definito «provocatorio» e «offensivo»
Non è più un affare interno alla nazione scandinava: alcuni Governi esteri - tra cui Iraq ed Arabia Saudita - hanno condannato il gesto
Bruciare il Corano? L'atto di Rasmus Paludan è stato definito «provocatorio» e «offensivo»
Non è più un affare interno alla nazione scandinava: alcuni Governi esteri - tra cui Iraq ed Arabia Saudita - hanno condannato il gesto
STOCCOLMA - Continuano i disordini in Svezia, con la polizia che ha tratto in arresto 40 persone in seguito ai violenti scontri che hanno avuto luogo tra manifestanti e polizia.
Il tutto, lo ricordiamo, è partito dal tour nel Paese da parte del leader - Rasmus Paludan - del partito Stram Kurs (un movimento anti-islamico e anti-immigrati), che ha organizzato diversi incontri con la popolazione scagliandosi contro la comunità islamica e vantandosi di aver bruciato delle copie del Corano.
Al suo passaggio si sono quindi scatenate violente contro-manifestazioni, ed è velocemente salita la tensione anche con gli agenti di polizia intenti a disperdere i manifestanti. Gli scontri sono stati accesi in particolare a Norrköping e Linköping, dove vi è una grande comunità musulmana.
Nel corso dei disordini sono state lanciate pietre contro la polizia, ed è stato dato fuoco a diverse auto. A Norrköping, la polizia ha ferito tre persone sparando dei colpi di avvertimento. A Malmö, nel mezzo dei violenti disordini, un'auto ha tentato di sfondare un cordone di sicurezza. Il conducente è stato subito arrestato per tentato omicidio.
Il fatto di aver bruciato il Corano ha scatenato reazioni anche a livello internazionale. L'Iraq ha ad esempio convocato l'ambasciatore svedese, definendolo un atto «provocatorio» e «offensivo» nei confronti della sacralità musulmana. Anche l'Arabia Saudita ha «condannato» fermamente «le azioni degli estremisti in Svezia».









Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!