Attentato di Westminster: il capo di Scotland Yard, chiuso in auto, non intervenne

Craig Mackey si trovava a pochi metri dall'assalitore, ma non reagì perché non aveva l'«equipaggiamento protettivo»
LONDRA - Il 22 marzo del 2017 il terrorista Khalid Masood investiva e uccideva quattro passanti sul ponte di Westminster a Londra e, sceso dall’auto, accoltellava l’agente Keith Palmer, che era disarmato. Ciò che ancora non si sapeva è che, mentre il 52enne estremista britannico uccideva il poliziotto, colui che in quel momento era a capo di Scotland Yard guardava quanto accadeva dall’abitacolo di un’auto senza intervenire.
KeystoneÈ quanto la giuria che sta indagando sull’attentato ha sentito dalle labbra del vice commissario della polizia londinese, Craig Mackey, che quel giorno faceva funzione di capo di Scotland Yard. Come riporta Sky News, l’ufficiale 56enne ha raccontato di aver sentito «un colpo insolitamente forte» mentre usciva da un incontro a Westminster con il ministro della polizia e di aver visto Masood avventarsi su Palmer con un coltello da macellaio.
Mackey - che era in auto con due colleghi che non erano agenti di polizia - ha deciso di non intervenire e chiudere le sicure della vettura «perché non avevamo alcun equipaggiamento protettivo né la radio», ha dichiarato. «L’assalitore aveva uno di quegli sguardi che, se ti incrociano, fanno di te il suo obiettivo: sembrava assolutamente concentrato nell’intento di attaccare chiunque si trovasse sulla sua strada», ha motivato.
Macky ha assicurato che il suo primo «istinto» sarebbe stato quello di scendere dall’auto, ma una più attenta analisi di ciò che stava accadendo l’ha poi spinto a desistere. Masood, estremista di matrice islamista, è stato abbattuto poco dopo da un altro poliziotto, ma per l’agente Palmer non c’era più nulla da fare.




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