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REGIO INSUBRICA: L'interporto di Montano travolto dagli scandali della discarica di Cerro

Intanto si profila una sanatoria per lo "Scorfano" di via Ambrosoli
REGIO INSUBRICA: L'interporto di Montano travolto dagli scandali della discarica di Cerro
Intanto si profila una sanatoria per lo "Scorfano" di via Ambrosoli
MONTANO LUCINO. Ve lo avevamo promesso nei giorni scorsi. La “monnezzanovela” della discarica di Cerro Maggiore e dello “Scorfano” di via Ambrosoli a Como ha ancora molissime puntate da raccontarci e ricche i colpi di scena. L’ultima andata...
MONTANO LUCINO. Ve lo avevamo promesso nei giorni scorsi. La “monnezzanovela” della discarica di Cerro Maggiore e dello “Scorfano” di via Ambrosoli a Como ha ancora molissime puntate da raccontarci e ricche i colpi di scena. L’ultima andata in scena in queste ore ha coinvolto anche l’interporto di Montano Lucino gestito dalla società “Logistica aeroportuale comasca”, una delle 14 società riconducibili al commercialista Giovanni Butti proprietario dello “Scorfano” e socio di punta della discarica. E se proprio per lo “Scorfano” si profila la possibilità di ottenere dal Comune la sanatoria sui tanti abusi di tipo edilizio riscontrati, per l’impero di Butti si profila tempi davvero grami. D’altronde la resa dei conti sembra essere abbastanza vicina e all’orizzonte si profila per la “Pessina Immobiliare” una mutarella da soli 3 miliardi di lire. Proprio in queste ore sono scaduti i termini entro i quali Palazzo Cernezzi avrebbe dovuto dare una risposta alle richieste di sanatoria avanzate dalla “Pessina”. Tuttavia l’Amministrazione Comunale ha preferito rinviare di qualche giorno la sua decisione ricordando, pero’, che il ritardo non deve essere visto come un diniego. Solo che si sta ancora valutando quale miglior soluzione intraprendere. Intanto, come detto, in tutta questa puzzolente storia è stato travolto anche l’interporto di Montano Lucino gestito dalla “Logistica aeroportuale comasca”, una società per azioni con 5 miliardi di capitale e che detiene la maggior parte dei terreni individuati nei mesi scorsi dagli Enti Pubblici per realizzare il famoso interporto. Il progetto era stato presentato solo pochi mesi fa, in dicembre, durante un incontro pubblico svoltosi alla Camera di Commercio e sono già stati previsti finanziamenti per oltre 16 miliardi di lire. Alla luce, pero’, del provvedimento assunto la scorsa settimana dal Tribunale di Milano di sequestro cautelativo delle società riconducibili al commercialista comasco, Giovanni Butti e soci, il progetto di interporto (del quale se ne sta parlando da decenni) rischia di essere bloccato almeno fino al chiarimento di tutta la complessa storia legata sia alla costruzione dello “Scorfano” di via Ambrosoli, sia per quanto concerne la storiaccia della presunta truffa da 150 miliardi perpetrata attraverso la “Simec” che controllava la discarica di Cerro e appartenuta dall’88 ad oggi da Butti, dalla famiglia di Luigi Ciapparelli di Olgiate Comasco (morto suicida) e da Paolo Berlusconi, fratello del “Cavaliere Azzurro” di Forza Italia. Ora il pacchetto azionario della “Logistica aeroportuale comasca” è nelle mani del custode giudiziale, l’avvocato Fausto Bongiorni nominato dal Giudice per le Indagini Preliminari di Milano su richiesta dei P.M. Taddei e Perrotti. Tra le mille contestazioni che i due magistrati sollevano ci sono quelle di aver fatto figurare false consulenze fiscali per 3 miliardi che, secondo gli accertamenti svolti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza di Milano, sarebbero state fatturate a favore della Simec dalla Paolo Berlusconi Finanziaria, dalla Felci, dalla Gi-bilease, dalla Visa Fiduciaria e dalla Nuova Folce. Quasi tutte società a responsabilità limitata finite sotto sequestro cautelativo la scorsa settimana. Non basta: ci sarebbero in giro altre fatture per 1.600 milioni di lire per l’acquisto (al doppio, pero’ dell’effettivo costo di mercato) di macchine per la movimentazione della terra e per la spazzatura da parte della C.P.A., società ritenuta satellite della stessa Simec. Vengono pure contestati altri acquisti di automezzi per 8 miliardi effettuati dalla Immobilbergamo riconducibile a tale Adriano Valoti. In base ad una serie di perizie contabili disposte dalla Procura meneghina e sulla scorta degli appunti sequestrati a casa Butti, ci sarebbe la dimostrazione che almeno la metà degli 8 miliardi sia stata fatta sparire dai conti della Simec per ricomparire magicamente su quelli personali del commercialista comasco, vera potenza cittadina, ma anche un po’ piu’ in là della cintura urbana. Non tutti, pero. Qualche soldo sarebbe finito sui conti di tale Mario Cornegliani sui cui conti sarebbero stati individuati 119 milioni di provenienza dubbia. E ce n’è ancora: si contesta un super affare da 11 miliardi e mezzo di lire sulla scorta di un contratto simulato e contestato alla Poolcomunication di Paolo Berlusconi e che avrebbe dovuto curare l’immagine della Simec attraverso la produzione di audiovisivi. Audivisivi che, dice la Finanza, non sono mai stati fatti anche se dai conti risulta che la Simec avrebbe rinunciato all’ingentissimo anticipo versato alla Poolcomunication. Insomma un grosso giro di scatole cinesi per creare fondi neri miliardari che sarebbero serviti per pagare mazzette a questo o a quel politico per l’ottenimento delle autorizzazioni per la discarica di Cerro. Tra le tante società che compaiono in queste scatole cinesi troviamo anche la Finco, la Sisteco 2, la Immobiliare “La Beffa” (un nome un sospetto) e la Simec 2. Queste sarebbero state società “satellite” e intestate a prestanomi assortiti per far figurare l’acquisto di terreni o per partecipazioni di poco valore ma pagati a peso d’oro, ovvero 93 miliardi in tutto. Secondo i due magistrati, tutto questo rappresenterebbe una gigantesca fabbrica di contratti e false fatture servite alla Simec per far lievitare vertiginosamente i rimborsi regionali, in base ai costi gonfiati, e a frodare il Fisco con bilanci chiusi in pareggio per occultare le immense ricchezze della Simec. Un quadro davvero complesso, tanto che da qualche settimana, ormai, i due Sostituto Margherita Taddei e Giulia Perrotti sono affiancate dal Procuratore Capo della Procura di Milano, Gerardo d’Ambrosio.
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