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COMO: Perché lo hanno sbudellato? Risposta a fine mese

Saranno depositate le motivazioni che hanno portato il 14 giugno alla condanna dei 5 imputati al processo per il tentato omicidio di Franco Greco avvenuto nei boschi di Olgiate Comasco.
COMO: Perché lo hanno sbudellato? Risposta a fine mese
Saranno depositate le motivazioni che hanno portato il 14 giugno alla condanna dei 5 imputati al processo per il tentato omicidio di Franco Greco avvenuto nei boschi di Olgiate Comasco.
COMO - 16 anni per Maurizio Agrati di Airuno (Lecco), 16 anni per Vincenzo Falbo di Valgreghentino (Lc), 18 anni e un mese per Vincenzo Visciglia di Cantù, 13 anni e due mesi per Roberto Valsecchi di Olginate (Lecco), 3 anni per Nicola Fattobene d...
COMO -16 anni per Maurizio Agrati di Airuno (Lecco), 16 anni per Vincenzo Falbo di Valgreghentino (Lc), 18 anni e un mese per Vincenzo Visciglia di Cantù, 13 anni e due mesi per Roberto Valsecchi di Olginate (Lecco), 3 anni per Nicola Fattobene di Cantù: totale 66 anni e 3 mesi di galera oltre a due anni di libertà vigilata per tutti, tranne che per Fattobene che però è stato interdetto dai Pubblici Uffici per cinque anni. Tutti gli altri sconteranno la pena in galera e per un po’ non li avremo più in circolazione. Dovranno anche pagare una provvisionale di 50 milioni per il risarcimento danni alla parte civile. Si conosceranno a fine mese le motivazioni che hanno portato il 14 giugno scorso alla condanna ritenuta equa dal Tribunale di Como e letta alle 19.40 in punto di quella sera dal Presidente del Collegio Giudicante dopo ore 3 ore e mezza di Camera di Consiglio iniziata nel pomeriggio alle 16.15 quando aveva concluso il suo concione l’ultimo degli avvocati che difendevano i cinque imputati accusati a vario titolo di aver partecipato alla “Danza dello sbudellato”, ovvero al tentato omicidio di Franco Greco, il pregiudicato lecchese di Olginate sbudellato appunto, nella notte del 13 novembre ’99 nei boschi di Olgiate Comasco. Il 25 di questo mese, infatti, sarà depositato il dispositivo di sentenza con tutte le deduzioni che il Collegio Giudicante (Presieduto da Alessandro Bianchi) ha tratto per giungere alle pesanti condanne accogliendo praticamente in toto le tesi sostenute dal P.M. Massimo Astori che al termine della sua requisitoria del 22 giugno scorso aveva sollecitato condanne per complessivi 75 anni convinto di aver dimostrato che quella sera Franco Greco non rimase vittima di un “autosbudellamento” ma di un vero e proprio tentato omicidio: “Solo per puro miracolo – aveva detto durante la durissima requisitoria – questo processo non si celebra in Corte d’Assise. Se Greco, pur squartato a dovere, non avesse avuto la forza di risalire l’angusto tombino (largo solo una 60ina di centimetri con all’interno una scaletta a pioli), di alzare il pesante coperchio che chiudeva lo scarico fognario, di percorrere prima 8 metri per raggiungere una stradina sterrata per andare a suonare al campanello della “Boselli” e poi altri 548 metri per giungere fino al punto in cui, stremato, è caduto a terra ed è stato notato da un automobilista di passaggio che lo ha scambiato per ubriaco, di lui oggi non ne avremmo neppure un brindello di traccia. Volevano uccidere e farne sparire il corpo. E su questo non vi sono dubbi grazie alla oggettiva ricostruzione dei fatti”, come sottolineò Astori nel corso la sua requisitoria per concluderla con le richieste di condanna: 18 per Agrati, Falbo e Visciglia, 16 per Valsecchi, 5 per Fattobene, l’unico ad essere rimasto a piede libero in quanto ritenuto il suo coinvolgimento marginale. Astori ad ognuno, infatti, ha attribuito il suo ruolo: in quello di “Direttore di sbudellamento” Agrati, in quello di sbudellatore Visciglia che con un lungo coltello ha aperto la danza del taglio e sfregio fino alla famosa ferita con fuoriuscita viscerale, Visciglia e Valsecchi in quello degli “intrattenitori” (tenevano ben ferma la vittima affinché non si perdesse neppure un colpo), Visciglia anche in quello che poi, con Falbo, ha gettato nel pozzetto Greco e, infine, Fattobene in quello dell’autista che ha solo “accompagnato” da Valgreghentino ad Olgiate Comasco (48,751 chilometri aveva precisato Astori nella requisitoria) dove è avvenuta l’aggressione in stile “squarta il porco”. Il tutto, almeno a detta di Greco, per l’amicizia che il ferito vanta con Tonino Parisi, pregiudicato divenuto collaboratore di Giustizia e verso il quale Agrati desiderava una morte precoce ed istantanea. Non riuscendo a, per così dire, contattare il diretto interessato, che di farsi sbudellare ben poca voglia ne aveva, evidentemente, Agrati avrebbe ripiegato su Greco compiendo, così, una vendetta trasversale. Alla lettura del dispositivo di sentenza, che sarà depositata nei prossimi giorni, erano presenti: 20 persone fra il pubblico, sei secondini, 5 galeotti, un nugolo di avvocati (Vito Zotti, Marco Rigamonti, Enzo Pacia, Daniela Danieli. Manfrè e Colucci tanto per citarne alcuni), il P.M. d’Udienza Claudio Galoppi (assente, invece, Astori), una guardia giurata, una barista che non vedeva l’ora di andare a casa a preparare la pappa al marito e... un giornalista. Stranamente, però, fra i colleghi assenti vi fu anche chi riuscì a pubblicare la sentenza ancor prima che i Giudici uscissero dalla Camera di Consiglio: chiaroveggenza o grande disonestà del giornalista “virtuale”?

di Bob Decker

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