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COMO: Buttafuori uccisi al “Nautilus”, inchiesta chiusa
Il Magistrato Inquirente ha concluso la fase istruttoria e si appresta a depositare il fascicolo all’Ufficio del Giudice Preliminare.
COMO: Buttafuori uccisi al “Nautilus”, inchiesta chiusa
Il Magistrato Inquirente ha concluso la fase istruttoria e si appresta a depositare il fascicolo all’Ufficio del Giudice Preliminare.
FINO MORNASCO.
8 dicembre 2000. Discoteca Nautilus. Rissa, sparatoria, due morti, un ferito grave. È passato quasi un anno ormai dal tragico epilogo di una scazzottata tra alcuni buttafuori della notissima discoteca di Cardano al Campo (Va) e un gr...
FINO MORNASCO.
8 dicembre 2000. Discoteca Nautilus. Rissa, sparatoria, due morti, un ferito grave. È passato quasi un anno ormai dal tragico epilogo di una scazzottata tra alcuni buttafuori della notissima discoteca di Cardano al Campo (Va) e un gruppo di giovani clienti costata la vita al comasco Vittorio Torresin, 35enne di Fino Mornasco, e al collega Stefano Di Sora, 28enne di Gallarate, il primo deceduto durante il trasporto verso l’ospedale di Busto Arsizio, il secondo al “Sant’Antonio Abate” di Gallarate dove era arrivato in condizioni gravissime assieme a Valerio Torresin, fratello di Vittorio. E a quasi 8 mesi di distanza il Sostituto Loredana Giglio della Procura di Busto Arsizio ha praticamente concluso la fase istruttoria con gli ultimi giri di interrogatori e sta apprestandosi a chiudere il fascicolo di inchiesta per avanzare, forse già entro il prossimo mese, le sue richieste. I fatti emersi dalle indagini: tutto inizia poco dopo l’una di notte quando da una parte 4 ragazzi e dall’altra un secondo gruppo di persone cominciano ad insultarsi e a spintonarsi fino a rendere necessario l’intervento della “security”. Gaetano, 19 anni, e il fratello, Giuseppe di 15, vengono allontanati assieme agli altri due loro compagni di rissa. A questo punto il più giovane dei due chiama al telefono papà che si trova nella sua pizzeria “Tre Stelle” raccontando che i buttafuori li avevano malmentati. L’uomo, Salvatore Greco, da tutti dipinto a Ferno (Varese), il suo paese di residenza, come una brava e tranquilla persona, prende la pistola e si porta a Cardano al Campo dove incontra i figli: chiede spiegazioni agli addetti alla sicurezza sull’accaduto e di riottenere il portafogli che il 15enne avrebbe perso durante la movimentata serata. Ma quando vede che uno dei due figli viene picchiato selvaggiamente sotto i suoi occhi scatta la furia omicida: afferra la sua pistola calibro 7.65, regolarmente denunciata ma priva di porto d’arma, e comincia a sparare all’impazzata. In tutto 5 colpi. Uno solo finisce nel vuoto. Resosi conto dell’orribile gesto il 43enne fugge portando con se i figli e raggiunge casa. Poi decide di avvisare i Carabinieri e di costituirsi. Ed è ancora in casa quando arrivano i Militari che lo accompagnano in caserma. La sua versione dei fatti sembrerebbe suffragata non solo dal racconto fatto agli inquirenti dai figli Gaetano e Giuseppe ma anche da molte altre testimonianze raccolte quella notte. Inoltre uno dei buttafuori uccisi, e per essere precisi Valerio Torresin, era stato condannato pochissimi giorni prima per aver pestato brutalmente proprio fuori dal “Nautilus” alcuni bagarini. Per quei fatti, risalenti al ’97, sono stati condannati anche altri suoi “colleghi” dai cazzotti, a quanto pare, sin troppo facili. Gli accertamenti seguiti al duplice omicidio hanno poi indotto la Procura bustocca a mettere sotto inchiesta per reato connesso (quello di rissa) sei buttafuori della discoteca. E proprio questi ultimi sono stati sentiti dal Magistrato Inquirente poco prima delle ferie, ultimo passo prima della chiusura definitiva del fascicolo da consegnare al G.I.P.. “Di questa vicenda – rispondono al telefono i famigliari dei due buttafuori comaschi – non ne vogliamo sapere più nulla. Parlate con il nostro avvocato” che si mostra decisamente più loquace spiegando che al momento non è ancora stato decisa l’eventuale costituzione di Parte Civile ma senza, tuttavia, voler entrare nel merito delle risultanze investigative fin qui raccolte. Auspica, però, che entro fine anno possa essere fissata la data dell’Udienza Preliminare. Intanto Salvatore Greco da quella maledetta notte è ancora “detenuto in attesa di giudizio”. “Non voglio sostituirmi ad alcun Giudice – dice alla Nadir press agency la moglie del ristoratore -. Dico solo che questa storia ha rovinato la nostra esistenza e che certa gente non dovrebbe neppure esistere. Ricordo solo come mio figlio, quello più piccolo, era stato ridotto ad un ammasso di lividi. Le pare giusto massacrare di botte un ragazzino di appena 15 anni magari solo perché si è lasciato andare qualche parola di troppo?”.
di Bob Decker
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