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COMO: Il pentito Bruno evade e picchia due poliziotti

Con le sue accuse fece condannare a 20 anni di reclusione il proprietario della discoteca "Albert Club" di Fino Mornasco assolto in sede di Appello. Il collaboratore di giustizia aveva anche infangato il nome del Maresciallo Maggiore dei Carabiniri di Cantù, pure uscito a testa alta ma dopo lungo calvario.
COMO: Il pentito Bruno evade e picchia due poliziotti
Con le sue accuse fece condannare a 20 anni di reclusione il proprietario della discoteca "Albert Club" di Fino Mornasco assolto in sede di Appello. Il collaboratore di giustizia aveva anche infangato il nome del Maresciallo Maggiore dei Carabiniri di Cantù, pure uscito a testa alta ma dopo lungo calvario.
ROVELLASCA. Evade dagli arresti domiciliari, provoca un incidente, prende a calci un’auto e poi a cazzotti i poliziotti intervenuti sul posto. A rendersi protagonista del movimentato episodio è un personaggio particolarmente conosciuto alle crona...
ROVELLASCA.

Evade dagli arresti domiciliari, provoca un incidente, prende a calci un’auto e poi a cazzotti i poliziotti intervenuti sul posto. A rendersi protagonista del movimentato episodio è un personaggio particolarmente conosciuto alle cronache comasche legate alla criminalità organizzata. Stiamo riferendoci ad Antonio Bruno, il pentito che con le sue dichiarazioni fece finire sotto inchiesta, fra gli altri anche l’ormai ex Maresciallo Maggiore dei Carabinieri di Cantù, Carmine Forcella, e il titolare della discoteca “Albert Club”. L’uomo, 34 anni originario di Seminara e per molti anni residente a Rovellasca, si trova agli arresti domiciliari in quel di Roma dove qualche sera fa è “evaso” allontanandosi da casa andando poi a scontrarsi in auto con un’altra vettura condotta da una ragazza. Al momento della constatazione amichevole il pregiudicato ha cominciato ad inveire come un ossesso prendendo a calci l’auto della giovane. Quando poi sul posto è arrivata una pattuglia della Polizia non ha esitato a menar le mani nei confronti degli agenti procurando loro contusioni giudicate guaribili in qualche giorno. I fatti risalgono allo scorso 4 aprile ma soltanto in queste ore la notizia è rimbalzata nel Comasco dove, come detto, Antonio Bruno, aveva lungamente abitato prima di finire in galera. Già è stato processato e condannato con rito direttissimo ed è tornato agli arresti domiciliari in virtù del suo status di “collaboratore di giustizia”. Il suo nome balzò alla ribalta delle cronache nel ’96 quando con le sue dichiarazioni vennero arrestate diverse persone nell’ambito dell’inchiesta “Smirne” condotta dalla Procura di Palmi che emise nel giugno di quell’anno 103 Ordinanze di Custodia Cautelare, di cui 12 residenti a Rovellasca. Fra queste anche Alberto Porro, titolare della discoteca “Albert Club” di Fino Mornasco e indicato dal pentito come un grosso trafficante di droga per conto della malavita organizzata calabrese operante nel Comasco. Droga che, a detta di Antonio Bruno, giungeva dalla Turchia. Coinvolse anche l’allora Maresciallo Maggiore dei Carabinieri di Cantù, Carmine Forcella, all’epoca forte sostenitore dell’innocenza di Porro. Le indagini avevano preso avvio nel marzo del ’93 allorchè venne accoppato a colpi d’arma da fuoco Diego Spinella ritenuto il capo dell’omonima cosca malavitosa operante nella Bassa Comasca. Uno dei “galoppini” del morto ammazzato era proprio Bruno. Al successivo processo Alberto Porro venne condannato a vent’anni di reclusione con l’accusa, in sostanza, di aver finanziato i carichi di stupefacenti. Nel ’99, però, la Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Reggio Calabria aveva annullato la sentenza di Primo Grado mandando assolto il titolare della discoteca che tornò in libertà dopo tre anni e 20 giorni di carcere. Nel prossimo mese di maggio davanti ai Giudici del Tribunale di Como, invece, dovrebbe iniziare il processo nei confronti dei presunti corrieri turchi che, sempre secondo le dichiarazioni del pentito, facevano giungere lo stupefacente in terra lariana. Inequivocabile il commento dell’ex Maresciallo Forcella, pure lui scagionato in Secondo Grado, nell’apprendere la notizia dell’evasione dagli arresti domiciliari e della successiva aggressione ai due poliziotti: “Quanto accaduto dimostra hi è il vero Antonio Bruno: un soggetto ben diverso da quello che aveva cercato di far valere nelle vesti di pentito. Bruno – dice ancora Forcella – in questi anni ha perso quasi tutta la sua credibilità come collaboratore di giustizia e non è da escludere che ora la stessa Magistratura che ha attinto a piene mani dalle sue dichiarazioni lo voglia scaricare. Altrimenti non sarebbe stata neppure diffusa la notizia dell’evasione. Bruno – aggiunge Forcella – è un falso pentito ed è stato dimostrato in più occasioni”. Per nulla tenero neppure il commento di Alberto Porro: “Quello è solo un delinquente nato per rovinare la gente ed è assordo che i Giudici di Primo Grado lo abbiano ritenuto credibile condannandomi a 20 anni di reclusione. Si è poi visto in Appello come sono andate a finire le cose”.

di Bob Decker

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