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Dal MondoREGIO INSUBRIA: Operazione "Panta Rei", la 'ndrangheta siera infiltrata all'Università di Messina: 37 arresti, fra cui un comasco

18.10.00 - 12:36
In manette un ex medico dermatologo di Bregnano accusato di traffico di droga per conto del clan calabrese di Giuseppe Morabito, detto "'U tiradrittu".
REGIO INSUBRIA: Operazione "Panta Rei", la 'ndrangheta siera infiltrata all'Università di Messina: 37 arresti, fra cui un comasco
In manette un ex medico dermatologo di Bregnano accusato di traffico di droga per conto del clan calabrese di Giuseppe Morabito, detto "'U tiradrittu".
BREGNANO.

La ‘ndrangheta va all’assalto dell’Università di Messina e con pesanti atti intimidatori costringeva docenti universitari ad essere compiacenti per far ottenere ai loro “protetti” Lauree a Breve, il superamento degli esami di Maturità, l’ingresso alle Facoltà a Numero chiuso e altri benefici legati all’attività scolastica universitaria. Ma alla fine il giro malavitoso è stato stroncato dalla Squadra Mobile di Messina, diretta dal Dr. Barbagallo, che al termine di una lunga indagine iniziata dopo l’omicidio di un professore universitario messinese, avvenuto il 15 gennaio del ’98, ha ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari del capoluogo siciliano, il Dr. Alfredo Sicuro, il quale ha accolto le richieste di fermo avanzate dai P.M. Vincenzo Barbaro e Salvatore Lagana, ben 37 Ordini di Custodia Cautelare in carcere, quasi tutte eseguiti nella prima mattinata di oggi ore, di cui 4 notificati ad altrettanti pregiudicati già detenuti per altre cause.E in manette è finito anche un affiliato con casa a Bregnano: Carmelo Vincenzo Laurendi, nato l’11 maggio del ’51 e ufficialmente Medico dermatologo. L’uomo deve rispondere, in particolare di traffico di sostanze stupefacenti che venivano spacciate sull’asse Como-Varese. Già radiato alcuni anni fa dall’Albo Professionale, il 49enne aveva studio a Saronno e alle sue spalle pesano pesanti reati per armi droga, usura ed altro.Secondo quanto riferito nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella tarda mattinata di oggi negli uffici della Mobile di Messina e tenuta dal Dr. Barbagallo, l’organizzazione malavitosa faceva capo al clan calabrese di stampo ‘ndranghetistico capeggiato dal superboss Giuseppe Morabito, soprannominato “’U tiradrittu”, attualmente latitante e storicamente legato al boss di Marcedusa Franco Coco Trovato che nel lecchese aveva il suo quartier generale e da dove teneva stretti legami con i 7 “locali” radicatisi nel Comasco e smantellati (grossomodo) con le operazione antimafia “Fiori di San Vito”.Le indagini, come detto, scattarono dopo l’omicidio del Prof. Matteo Bottari che, evidentemente, si era rifiutato di sottostare alle pesante minacce cui il sodalizio malavitoso tentava di sottoporlo per ottenere da lui positivi giudizi nei confronti di alcuni studenti universitari figli e comunque legati al clan. Inizialmente gli investigatori arrivarono ad arrestare un altro docente ritenuto colluso, il Prof. Giuseppe Longo arrestato nel luglio del ’98 su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.Il clan, sempre secondo quanto riferito stamani dagli inquirenti, attraverso pesanti atti intimidatori ottenevano l’ammissione agli esami e quant’altro a favore di studenti che, in cambio, se non direttamente collegati ai suoi esponenti, versavano cospicue somme per di avere in mano il “famoso” pezzo di carta.L’inchiesta ha anche permesso di accertare numerosi casi di usura.Tra le accuse che si contestano all’organizzazione vi sono anche quelle di ricettazione e falsificazione di documenti e di timbri della Pubblica Amministrazione, traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi. Tra le persone finite in carcere stamani figurano elementi di spicco della criminalità organizzata calabrese, tra cui alcuni insospettabili medici con studi privati a Messina. Il lavoro investigativo avrebbe permesso di individuare una fitta rete di basi operative dislocate in tutto il territorio italiano (compreso quindi quello della Regio Insubria) che gestivano i più variegati “sporchi” interessi dell’organizzazione.Oltre alle 37 persone poste in stato di fermo ve ne sono altre 79 indagate a piede libero. L’operazione, chiamata in codice “Panta Rei” ha visto una stretta intesa investigativa fra la Mobile di Messina, i Commissariati della zona, le Questure di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Milano, Varese, Como, il Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale e ha potuto contare sull’utilizzo di sofisticati servizi investigativi tecnici realizzati con la collaborazione anche del Sisde.
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