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LECCO: 40 suicidi nel Lecchese in un anno

Un gesto di disperazione e di estremo coraggio compiuto da persone stanche di sopportare le angherie della vita. Secondo “Il Sole 24 Ore” nel 2000 solo in provincia di Lecco circa quaranta persone si sono tolte la vita, con una media di 12,83 suicidi ogni 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale di 14,86 gesti estremi.
LECCO: 40 suicidi nel Lecchese in un anno
Un gesto di disperazione e di estremo coraggio compiuto da persone stanche di sopportare le angherie della vita. Secondo “Il Sole 24 Ore” nel 2000 solo in provincia di Lecco circa quaranta persone si sono tolte la vita, con una media di 12,83 suicidi ogni 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale di 14,86 gesti estremi.
LECCO - Quello del suicidio è un dramma che sembra tutte le volte non dover colpire nessuno di noi. Poi scopriamo questo o quel conoscente, il famigliare, l’amico che si è appeso ad un albero o si è sparato un colpo in testa. Nel Comasco s...
LECCO -Quello del suicidio è un dramma che sembra tutte le volte non dover colpire nessuno di noi. Poi scopriamo questo o quel conoscente, il famigliare, l’amico che si è appeso ad un albero o si è sparato un colpo in testa. Nel Comasco solo nei primi cinque mesi di quest’anno di morti autogestite, chiamiamole così, sono già state ben 7. Ma, dicevamo, il fenomeno, non è isolato. A darne una dimensione un dato su tutti: solo in provincia di Lecco nel 2000 sono state 40 le persone che hanno deciso di stroncare ogni rapporto con la vita. “È un atto di coraggio estremo e insieme di grande viltà” spiega al collega Daniele Di Salvo di Merateonline la dottoressa Barbara Pinciara, dirigente dell’Unità operativa di Psichiatria dell’Azienda ospedaliera di Lecco. La cronaca dell’ultimo anno sembra abbia registrato un incremento dei casi di morte autoprovocata ed il continuo ripetersi di episodi di persone che volontariamente decidono di togliersi la vita desta grande preoccupazione. Da metà aprile ad oggi, già tre persone sono state trovate morte a Paderno d’Adda nei pressi del Ponte San Michele tristemente noto per essere un punto di riferimento per i suicidi così come lo è il Ponte della Vittoria in Valsassina. Venerdì 17 maggio le forze dell’ordine hanno recuperato il cadavere di un uomo che il giorno precedente si era buttato dal ponte San Michele, finendo sull’alzaia che costeggia l’Adda. Il 22 aprile invece una donna si è lasciata scivolare nel fiume all’altezza di Robbiate e la salma è stata recuperata solo a Cornate d'Adda, alla diga Esterle. Stessa sorte per un’altra donna che ha scelto di farsi inghiottire dalla corrente più o meno nello stesso punto. Solo di un mese fa invece la notizia di un anziano che impiccato ad una trave perché non riusciva a sopportare l’idea di aver perso la moglie. Il 26 marzo a Lecco si è tolto la vita un uomo di ottant’anni, un ex armiere che si è sparato un colpo di pistola alla tempia. Il 9 marzo a Garlate un quarantenne impiegato presso il Comune di Monza si è impiccato probabilmente perché indagato per omissione d’ufficio. La macabra lista potrebbe proseguire ancora. L’anno del resto non è cominciato sotto i migliori auspici: il 16 gennaio un giovane di 24 anni è stato trovato morto nel suo appartamento in circostanze poco chiare, mentre il giorno seguente a Missaglia una dose eccessiva di eroina ha stroncato l’esistenza di un tossicodipendente e si sa che spesso le overdosi non sono altro che suicidi. Il 25 gennaio un cinquantenne è stato trovato morto dai vigili del fuoco nel box del suo appartamento ad Airuno, riverso nell’abitacolo della sua auto collegato con una canna al tubo di scappamento. Tutto ciò senza contare i tentati suicidi. Lo stesso giorno che carabinieri e vigili del fuoco hanno recuperato la salma dell’uomo lanciatosi dal ponte di Paderno, i militari di via Gramsci insieme ai medici del 118 sono riusciti a salvare un giovane di Verderio. Il 6 febbraio a Vigano una donna incinta si è addirittura data fuoco, cospargendosi con liquido infiammabile dopo una lite con il convivente. Una donna di Cernusco Lombardone il 24 gennaio ha invece ingurgitato una quantità spropositata di farmaci e solo l’intervento del marito ha evitato l’ennesima tragedia. Le statistiche del 2001 circa i casi di suicidio non sono disponibili, come naturalmente quelle di quest'anno nella zona del meratese anche perché non esiste un osservatorio epidemiologico. Secondo “Il Sole 24 Ore” nel 2000 solo in provincia di Lecco circa quaranta persone si sono tolte la vita, con una media di 12,83 suicidi ogni 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale di 14,86 gesti estremi. Il territorio lecchese e soprattutto quello meratese si colloca al 59esimo posto delle zone dove si verificano più suicidi sulle 103 province italiane. Il fenomeno, almeno nei casi sopra citati è attribuibile soprattutto a malattie spesso i picchi aumentano in determinati periodi come avviene nelle gravi depressioni o nei disturbi bipolari. Le cause del gesto estremo e le spiegazioni del fenomeno sono tuttavia molteplici, in alcuni casi imprevedibili, in altri con segni premonitori esistenziali. Nel caso di un malato grave che coscientemente chiede di staccare la spina ad esempio può esserci forma di dialogo, mentre di fronte ad un raptus nulla è possibile. Oppure in alcune forme di schizofrenia con allucinazioni, alcuni malati si infliggono la morte ne l tentativo di non soffrire più: è da manuale il caso di un individuo che si è aperto la pancia perché credeva che fosse invasa da topi che gli rodevano le viscere. Differente pure il modo di intendere il suicidio per i kamikaze che lo intendono come atto di sublimazione o per alcuni integralisti religiosi che lo interpretano come mezzo per raggiungere il paradiso. Fortunatamente è dal 1980 circa che non si verificano le così dette epidemie di suicidi legate a processi identificativi dettati da film od eventi mediatici. In Valtellina alcuni ragazzini, per emulare i protagonisti di un film persero la vita travolti da un treno in corsa: si erano sdraiati lungo i binari sfidandosi a schivare il convoglio il più tardi possibile. “L’argomento suicidio - spiega sempre la dottoressa Pinciara - è molto complesso e non si può dunque banalizzare perché, pur essendo sempre legato a forme di disagio, ha origini, esiti e cause differenti .L’importante è parlarne e affrontare il tema. La gente infatti sembra esprimere la necessità di conoscere molto di più circa questi gesti estremi e la morte autoprovocata”. Il male di vivere sembra dunque sempre più un male della società. “Non è retorica - precisa il Direttore D.S.M. -. Purtroppo la realtà in cui viviamo porta alla frustrazione a causa della differenza tra gli status symbol e quanto invece l’esistenza ci offre. Questo gap è percepito specialmente dai giovani, tra cui si stanno diffondendo in maniera realmente allarmante anche malattie alimentari quali anoressia e bulimia. Il suicidio in fondo non è altro che l’espressione estrema di un disagio da cui si crede di non poter più uscire. Purtroppo ci stiamo dimenticando tutti del dialogo e delle relazioni che sono l’elemento terapeutico ideale perché consentono di esprimere rabbia, affetti e le altre emozioni che altrimenti rimangono inespresse. La perfezione non esiste, ma esiste la relazione”. Occorre quindi sfatare il luogo comune secondo cui chi tenta il suicidio più volte non ha alcuna intenzione di togliersi realmente la vita o che chi vuole davvero morire non possa essere fermato. “È vero - conclude la dottoressa Pinciara - che ad esempio con le pastiglie si riesce a chiedere aiuto e quindi a tornare indietro, mentre se uno si lancia dalla finestra ha poche possibilità di scampo. Non bisogna mai sottovalutare le fantasie di suicidio né i tentativi nella misura in cui sono espressione di un malessere”.

di Bob Decker



Si ringrazia: Daniele Di Salvo - Merateonline.it

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