Quanto costa il lupo al Canton Ticino? Quattrordici domande per fare chiarezza
Un'interrogazione firmata da 20 granconsiglieri per informare sugli oneri «che l'espansione del predatore comporta»
BELLINZONA - Venti granconsiglieri ticinesi, guidati dal primo firmatario Sem Genini (Lega, segretario agricolo UCT), hanno depositato un’interrogazione al Consiglio di Stato chiedendo di fare piena luce sui costi reali della gestione del lupo. L’obiettivo è informare «in modo chiaro cittadine e cittadini sugli oneri che l’attuale espansione del predatore comporta per finanze pubbliche e aziende agricole».
La presenza del lupo, in forte e costante aumento dal 2022, ha generato un impatto significativo sugli allevamenti, sulle attività di protezione delle greggi e sul lavoro degli uffici cantonali coinvolti, in particolare Ufficio caccia e pesca e Sezione agricoltura, fanno notare i firmatari. Se da un lato sono note le spese per indennizzi e predazioni, rimangono invece «poco trasparenti i costi legati al monitoraggio, alle analisi genetiche, alla consulenza tecnica, alle ore straordinarie del personale e ai mandati esterni».
Il tema si inserisce in un quadro finanziario già critico per il Cantone e coincide con una tendenza europea e svizzera ad abbassare il livello di protezione del lupo per garantirne il contenimento.
Da qui la richiesta di Genini e colleghi di quantificare nel dettaglio quanto il lupo stia costando alla collettività, oggi e negli anni futuri.
Nell’interrogazione vengono poste 14 domande puntuali: dal numero di funzionari coinvolti e relativi oneri, alla spesa per il monitoraggio, agli indennizzi per animali predati e dispersi, fino alla gestione dei contributi per gli alpeggi riqualificati e poi abbandonati. Una fotografia completa, dunque, per comprendere se l’attuale strategia sia sostenibile, efficiente e, soprattutto, economicamente giustificabile.
