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Una candidatura sponsorizzata?

L'Mps vuole vederci chiaro sulle voci che coinvolgerebbero il presidente del consiglio della magistratura Damiano Stefani.
Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Damiano Stefani, presidente del Consiglio della Magistratura
Fonte RED
Una candidatura sponsorizzata?
L'Mps vuole vederci chiaro sulle voci che coinvolgerebbero il presidente del consiglio della magistratura Damiano Stefani.

BELLINZONA - Prima una semplice voce di corridoio, poi un atto parlamentare, gli animi politici si scaldano e il polverone è servito. Stiamo parlando dell’interpellanza depositata due giorni fa dai deputati dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi “Cambiano i giudici ma le pratiche rimangono le stesse”.

Una candidatura sponsorizzata? - Il motivo? Una presunta sponsorizzazione da parte del giudice Damiano Stefani, presidente del Consiglio della Magistratura, di Serena Bellotti, candidata alla carica di giudice della Camera di esecuzione e fallimenti. «Il presidente del Consiglio della Magistratura avrebbe contattato personalmente diversi parlamentari della Commissione parlamentare “Giustizia e diritti” invitandoli a voler proporre al Plenum del Gran Consiglio la signora Serena Bellotti», si legge nel testo dell’interpellanza.

La risposta della commissione - Un’insinuazione (ancora tutta da confermare) che non è rimasta senza risposta. Durante la giornata di ieri è giunta la presa di posizione del presidente della Commissione giustizia e diritti Fiorenzo Dadò a seguito di una seduta riunita proprio per fare chiarezza sulla situazione: «La Commissione conferma, all’unanimità, che nessuno dei propri membri è stato contattato dal Presidente del Consiglio della magistratura in relazione con la scelta del nuovo giudice del Tribunale d’appello destinato alla Camera di esecuzione e fallimenti e che le affermazioni riportate dagli organi di stampa non corrispondono al vero».

L'Mps non molla la presa - Caso chiuso? Nemmeno per sogno. «La presa di posizione della commissione è scaturita da una riunione convocata dallo stesso Dadò, durante la quale è stato chiesto a tutti i membri della commissione di pronunciarsi e dichiarare se fossero stati oggetto di pressioni (ci è mancato solo che Dadò sottoponesse i membri della commissione alla prova del poligrafo!)», scrive oggi il Movimento per il Socialismo (Mps) in una nota stampa. 

«Chiesto solo un chiarimento» - A far storcere il naso a Pronzini e Sergi è la fermezza della commissione. «I deputati dell’MPS hanno semplicemente chiesto chiarimenti su pratiche che sanno bene essere tutt’altro che rare nell’ambito delle attuali procedure per l’elezione dei magistrati. Pratiche che tutti conoscono, molti esercitano, ma che nessuno ammette».

Benzina sul fuoco? - E ancora: «I deputati dell’MPS si sono mantenuti su un piano strettamente istituzionale, chiedendo di prendere posizione su quanto è stato loro riferito, evitando di evocare questioni personali o legami privati riguardanti il presunto autore delle pressioni o la persona che ne avrebbe beneficiato. Le vicende personali, i rapporti tra le persone coinvolte e i comportamenti privati, nella misura in cui non violano leggi o regolamenti, non devono rientrare nella valutazione politica e istituzionale. È la stessa posizione che abbiamo sostenuto anche in occasione di altre recenti vicende che hanno coinvolto alcuni magistrati».

L'immagine della Giustizia - A rincarare la dose ci ha pensato questo pomeriggio anche il deputato (e avvocato) Tuto Rossi, membro della commissione. «Per il comportamento irresponsabile di un paio di magistrati, la fiducia dei cittadini nella Giustizia è stata profondamente compromessa e ci vorranno anni prima che venga ripristinata». E ancora: «Tuttavia, sembra che certi politici vivano in una casa dai vetri insonorizzati, e non sentano il disagio del Paese.  La Commissione Giustizia e diritti del Gran Consiglio (di cui faccio parte) ha preavvisato quale nuovo Giudice d’Appello l’avvocata Serena Bellotti dopo una discussione unanime seria e soprattutto pacata».

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