Mobbing in Procura federale: «Ci rimette il Ticino?»

Giorgio Fonio e Boris Bignasca interrogano il Consiglio di Stato in merito alla situazione denunciata da due dipendenti
LUGANO - «Pubbliche umiliazioni, mobbing, clima di lavoro insostenibile, grida, porte sbattute, favoritismi e vessazioni, oltre a un controllo sistematico dell’attività informatica». È una situazione davvero surreale quella denunciata da due dipendenti presso l’antenna ticinese del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) e riportata dalla RSI. Negli ultimi anni «una mezza dozzina di collaboratori se ne sarebbe andata per esasperazione».
Le due cancelliere avrebbero segnalato negli anni la situazione al procuratore Michael Lauber, invano. Di recente si sono quindi rivolte all’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione con due reclami.
Ma se la situazione presso l’antenna ticinese (a Lugano) dell’MPC è questa, «come è possibile garantire una efficiente lotta alla criminalità organizzata, una delle principali priorità del nostro Paese?». Se lo domandano - e lo chiedono al Governo - Giorgio Fonio e Boris Bignasca.
I due granconsiglieri (rispettivamente PPD e Lega) hanno inoltrato al Consiglio di Stato un’interrogazione, con lo scopo di ottenere una presa di posizione da parte del Governo nei confronti dei problemi sollevati presso la Procura federale.
Fonio e Bignasca chiedono lumi anche sulla situazione della responsabile dell’antenna luganese dell’MPC. «Dal 1. marzo è stata nominata a Berna a capo dell’unità reati economici. Il doppio ruolo non potrebbe minare il funzionamento dell’antenna?».




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