Alla sbarra il 28enne somalo accusato d'aver ucciso il 1 marzo 2024 un 50enne in via Pestalozzi a Chiasso
CHIASSO - Avrebbe «estratto il coltello di tasca» perché si sentiva «minacciato dagli spintoni della vittima». A dirlo, davanti alla corte, è il 28enne somalo (all’epoca dei fatti 27enne) accusato di assassinio nei confronti di un 50enne di Chiasso. Il delitto si è compiuto il 1 marzo 2024 nell’abitazione della vittima, in via Pestalozzi.
«Era solo un conoscente» - Alle Assise criminali di Lugano, nel rispondere alle domande del giudice Pagnamenta, l'uomo ha sempre precisato di trovarsi, allora, in uno stato «confusionale». Nella ricostruzione di quanto accaduto, il giovane ha precisato d’aver conosciuto la vittima «solo qualche giorno prima tramite l’amico. Non avevamo nessun rapporto particolare. Era solo un conoscente».
La serata in discoteca - Attorno alle 4, dopo aver passato la serata in discoteca con alcuni amici, e dopo aver consumato cocaina e bevande alcoliche, il giovane ha deciso di raggiungere l’abitazione del 50enne in via Pestalozzi a Chiasso per acquistare ancora stupefacente.
«Volevo drogarmi di nuovo» - «Avevo voglia di drogarmi di nuovo - commenta - la prima volta non ha risposto al campanello. Quindi sono tornato: ho suonato al vicino di casa che mi ha aperto». Così, una volta raggiunta la porta, attorno alle 6.50, il ragazzo ha cominciato a chiedere insistentemente cocaina alla vittima.
«Una coltellata, poi il blackout» - «Lui, dopo avermi aperto, provava continuamente a spingermi fuori dall’abitazione. In quello stato d’animo, mi sono sentito quasi minacciato. Allora ho estratto dalla tasca il coltello per difendermi. Ma è successo tutto in un attimo. Non ero in me. Non so cosa mi sia preso. Mi ricordo una coltellata al collo, poi blackout».
Almeno 17 colpi - I fendenti, almeno 17, sono stati dati al collo, al viso, al petto, al torace, all’addome e alla spalla sinistra. Inoltre, stando all’atto di accusa, il 28enne si sarebbe accanito con ulteriori coltellate al corpo e alla coscia sinistra quando la vittima era già distesa in bagno.
«Il coltello? Ero paranoico» - Per quanto riguarda l’arma del delitto, il 28enne ha precisato di averlo rubato in precedenza dalla casa di un amico.«Ho portato con me l’arma anche in discoteca: purtroppo, avevo debiti con alcune persone e mi sentivo minacciato. Essendo paranoico in quel momento, lo portavo per difendermi». Il giovane è accusato anche di aggressione in un’altra inchiesta, convogliata in un unico processo insieme a questa inchiesta relativa al delitto di Chiasso.
Il processo è cominciato in mattinata - Quattro imputati, sulla trentina di anni, con vari precedenti penali, accusati di reati che vanno dall’assassinio al tentato omicidio all’aggressione. Sono le persone comparse alle Assise criminali di Lugano davanti al giudice Amos Pagnamenta e agli assessori giurati (segno che ci saranno richieste di pena superiori ai 5 anni).
Due inchieste, un processo - Si tratta, è bene ricordarlo, di due inchieste distinte (condotte da due procuratori differenti, Moreno Capella e Zaccaria Akbas) convogliate in un unico processo per evitare che uno degli imputati, un 28enne somalo, si trovi ad affrontare due procedimenti.
I fatti - Le accuse riguardano fatti separati: l’uccisione di un 50enne di Chiasso e le aggressioni registrate alla discoteca Blu Martini. Il processo è cominciato con l’episodio accaduto fra le 2.33 e le 3.03 all’interno dei bagni del locale luganese.