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«Ha preso a sberle quel passeggero»: condannato un agente della Polizia ferroviaria

Il 36enne ticinese è stato ritenuto colpevole di abuso di autorità e lesioni semplici.
Tipress (simbolica)
«Ha preso a sberle quel passeggero»: condannato un agente della Polizia ferroviaria
Il 36enne ticinese è stato ritenuto colpevole di abuso di autorità e lesioni semplici.

BELLINZONA - «È accaduto qualcosa di anomalo e allarmante» nel pomeriggio del 30 maggio 2023 alla stazione di Bellinzona. L'ha stabilito oggi il Tribunale penale federale, giudicando colpevole di abuso di autorità e lesioni semplici un 36enne ticinese agente della Polizia ferroviaria.

Secondo la Corte, infatti, si è potuto accertare che durante un controllo l'uomo ha effettivamente colpito al volto, con almeno quattro sberle, un passeggero.

Per lui è stata comminata una pena pecuniaria di 10'500 franchi sospesa con la condizionale per un periodo di prova di due anni. Il 36enne dovrà inoltre farsi carico delle spese procedurali nonché delle spese legali della vittima.

«È scattato a quell'insulto» - «L'imputato aveva coscienza del suo stato di agente della Polizia dei trasporti e con il suo comportamento ha esercitato coercizione e pressione psicologica, sapendo di abusare del suo incarico», ha detto la giudice Francesca Bergomi. «Ha reagito al che "c***o vuoi?!" proferito dal passeggero scattando in maniera repentina e sproporzionata».

«Credeva che vi fossero le telecamere» - La vittima, è stato quindi rimarcato, «non era a conoscenza dell'assenza di telecamere sulla banchina della stazione, e anzi, è del tutto probabile che credesse fossero presenti e che potessero comprovare la sua versione dei fatti. La sua denuncia, perciò, rafforza la sua credibilità».

Allo stesso modo il racconto del testimone principale, l'amico dell'accusatore privato, è stato ritenuto convincente. «Il suo tasso alcolemico era contenuto e non ha omesso dettagli che potevano essere interpretati sfavorevolmente circa il comportamento del denunciante».

Le ferite - Il referto medico stilato dall'Ospedale Civico di Lugano la sera dei fatti, oltretutto, fa stato delle lesioni riportate dal passeggero e rileva un trauma cranico minore, molteplici escoriazioni superficiali, tumefazione al viso e setto nasale deviato. «La diagnosi e le fotografie sono quindi senz'altro compatibili con la versione resa dai fermati».

«Nessuna vendetta» - Secondo la Corte, inoltre, «non si può accogliere la tesi difensiva secondo cui il giovane avrebbe denunciato l'agente spinto unicamente da uno spirito di rivalsa, poiché non ha segnalato alcun comportamento scorretto da parte dell'altro poliziotto coinvolto nell'intervento».

Pianti e panico - È stato poi confermato da tutti i presenti che all'interno dell'ufficio della Polizia dei trasporti l'accusatore privato è scoppiato a piangere, un comportamento che, secondo la Corte, «mal si concilia con la "situazione tranquilla" descritta dal 36enne, e sembra piuttosto indicare che il giovane stava subendo un tentativo di umiliazione».

L'attacco di panico avuto invece dall'amica del ragazzo e il fatto che l'altro amico abbia chiesto il numero di matricola dell'agente «suggeriscono infine che qualcosa di allarmante e sproporzionato ha effettivamente avuto luogo».

Durante il dibattimento svoltosi lo scorso 10 febbraio, la pubblica accusa aveva chiesto una pena pecuniaria di 8'900 franchi sospesa con la condizionale per un periodo di prova di due anni, più una multa di 1'000 franchi. La difesa, al contrario, aveva chiesto il proscioglimento.

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