Cerca e trova immobili
CANTONE

Indebitati fino al collo «ma al direttore diedero un bonus di 100mila franchi»

Fallimento Airlight di Biasca: chiesta la condanna di tutti e cinque gli imputati per la voragine da 25 milioni.
Tipress (archivio)
Indebitati fino al collo «ma al direttore diedero un bonus di 100mila franchi»
Fallimento Airlight di Biasca: chiesta la condanna di tutti e cinque gli imputati per la voragine da 25 milioni.

LUGANO - «Si continuava a raccogliere soldi, per poi bruciarli. E non c'erano ricavi». È quanto ha detto stamattina in aula il procuratore pubblico Daniele Galliano, descrivendo ciò che ha portato al rovinoso fallimento della Airlight Energy Manufacturing di Biasca, avvenuto nel 2016, e a un buco di 25 milioni di franchi.

«Tutti vanno condannati» - Galliano ha chiesto la condanna di tutti e cinque gli imputati, ex vertici della società, definendo «sbagliata» la decisione di condannare unicamente l'ex direttore dell'Airlight presa in prima istanza nell'aprile 2023.

Per tutti gli accusati sono inoltre state proposte le stesse pene di allora: tre anni di detenzione, di cui sei mesi da scontare e il resto sospeso con la condizionale per l'ex direttore, due anni di detenzione sospesi con la condizionale per altri tre ex vertici e 180 aliquote sospese con la condizionale per l'imputato ritenuto meno responsabile.

I reati configurati restano quelli di amministrazione infedele aggravata, cattiva gestione, diminuzione dell'attivo in danno dei creditori, imputazione di favori concessi a un creditore e ripetuti favori concessi a un creditore.

Bonus e prestiti da capogiro - «Il gruppo Airlight era strutturato come holding, che deteneva il 100% delle azioni. E la holding aveva lo scopo di cercare finanziamenti per la Airlight», ha chiarito innanzitutto il procuratore pubblico. «A dicembre 2015 l'azienda si trovava in eccedenza di debiti, e nonostante ciò la holding ha accordato un prestito al direttore pari a circa 600mila franchi. Tutto questo senza un motivo preciso e senza fissare una data per la restituzione. Questo stesso prestito verrà poi semplicemente condonato».

Ma non solo. Quando le cose, per la Airlight, si erano già messe male, «al direttore è stato concesso un bonus da 100mila franchi», ha aggiunto Galliano.

«Ci si nasconde dietro tecnicismi» - In definitiva, il condono del prestito e la concessione del bonus configurerebbero il reato di amministrazione infedele per i tre imputati allora facenti parte dell'amministrazione della holding. «Avevano un dovere di gestione nei confronti della società figlia. Chi gestisce milioni non può nascondersi dietro questioni tecniche relative al pagamento di bonus e di vacanze arretrate».

«Interessi dei singoli anteposti a quelli della società e dei creditori» - Il procuratore ha poi sottolineato che al 31 dicembre 2015 il consiglio di amministrazione era cosciente del dissesto finanziario dell'azienda e che la holding aveva fatto ben 29 aumenti di capitale azionario per continuare a esistere.

«Questi soldi però non venivano utilizzati per coprire le spese correnti, ma per rimborsare gli azionisti. L'impressione, dunque, è che gli imputati abbiano deciso a tavolino di prendersi i rami buoni della società in vista del fallimento. Gli interessi dei singoli sono stati anteposti a quelli della società e dei creditori».

150 milioni in fumo - «Questo fallimento è stato peggiore di quello della Parmalat. Di 150 milioni investiti, non è restato neanche un centesimo», ha evidenziato infine l'avvocato Orelli, rappresentante legale di uno dei creditori della Airlight.

A prendere la parola, nel pomeriggio, sarà la difesa.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE