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Rapine e furti fra il Ticino, il Comasco e il Milanese: 9 indagati

La Procura di Como ha concluso l’inchiesta. Il primo colpo del gruppo sarebbe stato compiuto nell’ottobre 2021 al Piccadilly di Novazzano.
Rescue Media
Rapine e furti fra il Ticino, il Comasco e il Milanese: 9 indagati
La Procura di Como ha concluso l’inchiesta. Il primo colpo del gruppo sarebbe stato compiuto nell’ottobre 2021 al Piccadilly di Novazzano.
COMO/ NOVAZZANO - Chiuse le indagini. La Procura di Como ha concluso l’inchiesta sulla presunta banda di rapinatori e ladri attivi fra il Ticino, il Comasco e il Milanese, nel periodo compreso tra l’estate del 2021 e i primi mesi del 2022...

COMO/ NOVAZZANO - Chiuse le indagini. La Procura di Como ha concluso l’inchiesta sulla presunta banda di rapinatori e ladri attivi fra il Ticino, il Comasco e il Milanese, nel periodo compreso tra l’estate del 2021 e i primi mesi del 2022.

Le persone indagate sono nove, tutti residenti in Italia. La notizia è stata riportata in primis da La Provincia. Il maggior numero d'ipotesi di reato pesa sulle spalle di un 55enne di Bregnano, attualmente detenuto al Bassone (il carcere di Como), cui viene contestato il concorso nella rapina al Piccadilly di Novazzano dell’ ottobre 2021, il primo colpo messo a segno dalla banda: uno dei rapinatori sarebbe entrato nel distributore con mascherina, occhiali e cappellino. Minacciando la cassiera con una pistola, si sarebbe fatto consegnare la somma di 5'000 franchi, mentre il complice lo attendeva in macchina. Il cinquantacinquenne avrebbe invece svolto il ruolo della staffetta, scortando l'auto dei rapinatori fino al confine per poi seguirne il rientro in Italia accompagnandola fino a un bosco di Lomazzo dove fu data alle fiamme.

Oltre ad altri reati compiuti in Italia, l’uomo è accusato anche per la rapina alla banca di Monteggio: in quell'occasione rimase sul confine a fare da scorta ai malviventi che tuttavia non rientrarono, ammanettati dalla polizia cantonale (in auto avevano un taser, tre pistole e fascette di plastica per immobilizzare i dipendenti).

L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Rose, è stata compiuta dal nucleo investigativo dei Carabinieri di Como. Sulla vicenda ha lavorato, è bene ricordarlo, anche la Polizia cantonale.

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