«I comici? Come il giullare di corte: possiamo ancora dire che il re è nudo»

Mike Casa proporrà la sua stand-up comedy, sempre più popolare in tutta la Svizzera, lunedì 22 dicembre a Winterland Locarno
Mike Casa proporrà la sua stand-up comedy, sempre più popolare in tutta la Svizzera, lunedì 22 dicembre a Winterland Locarno
LOCARNO - Dopo aver fatto ridere i luganesi il 6 e 7 dicembre, Mike Casa tornerà a esibirsi in Ticino lunedì 22 dicembre alle 20.30, nel contesto natalizio di Winterland Locarno. Con lui, stand-up comedian ticinese sempre più affermato nel panorama nazionale, c'è stata l'occasione di parlare di comicità e di ciò che la può innescare.
Mike, com'è il pubblico ticinese?
«È un buonissimo pubblico: è energetico, molto ricettivo, anche se non conosce bene la stand-up perché, da noi, non ce n'è tanta».
Quale pensi che sia la ragione?
«Probabilmente è la mancanza di massa critica. Magari ci vorrebbe qualcuno che incominci a creare open mic e non demorda, tenendo vivi gli eventi per qualche anno, finché la gente non si renda conto che è un'attività che si può fare. Devo dire che anche a Zurigo c'era una situazione simile quando ho iniziato, ormai 11 anni fa».
E poi cos'è successo?
«Il genere ha incominciato a crescere grazie a due o tre persone che si sono messe a creare open mic. Da lì si è innescato un effetto a cascata. La cosa più difficile è partire: una volta che le persone sanno che ci sono gli spettacoli, poi li vanno a vedere».
Tu, rispetto ad altri colleghi, hai il grande vantaggio di poterti esibire in più lingue: inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e ovviamente italiano. Quale ti dà i riscontri migliori?
«La grande verità è che non è questione di lingua, ma di pubblico. Gli spettacoli sono andati bene in tutte le lingue. Quella con cui mi trovo più a mio agio, facendo tanti spettacoli, è l'inglese».
Del pubblico ticinese abbiamo già parlato: come sono gli altri nel resto della Svizzera?
«Sono molto ricettivi. Conoscendomi da parecchi anni, sanno già che tipo di umorismo aspettarsi. Capita poi di adattare le battute a dipendenza del pubblico presente».
L'interazione con il pubblico è tipica della stand-up comedy: sarà così anche a Locarno?
«In genere, tutti i miei spettacoli iniziano con una ventina di minuti d'interazione, poi spesso c'è un set che segue una linea preordinata. Dipende da vari fattori: il pubblico, ma anche la sala. Quando mi esibisco nelle convention aziendali mi viene esplicitamente chiesta la parte insieme al pubblico, che dà allegria e coinvolge i presenti con battute improvvisate».
Tra i tuoi temi preferiti ci sono senz'altro le FFS e le casse malati. Ci sono altri argomenti che stuzzicano la tua fantasia?
«Li pesco spesso dall'attualità o dalle novità. Ad esempio, ho preso spunti dai materiali di voto. Molti vengono per le battute sui treni...».
Pensi che i comici abbiano uno spazio di libertà che altre categorie (giornalisti compresi) non hanno?
«È vero. Con il politically correct non si può dire sempre tutto. Ma il comico è un po' come il giullare di corte, che può andare un po' più in là del consentito senza il rischio di conseguenze. Possiamo ancora dire che il re è nudo».
Tu fai ancora molta ironia sugli ambienti lavorativi: la possiamo chiamare "corporate comedy"?
«M'ispiro al mio quotidiano: lavoro per un'azienda farmaceutica e vedo cose che poi metto negli sketch sui social, che sono diventati molto popolari. Molti, soprattutto quelli che lavorano in colossi che offrono lavoro a migliaia di persone, si rivedono in queste situazioni».
Sembra una comicità perfetta per LinkedIn...
«Lo sarebbe, ma non penso che sia ancora socialmente accettato guardare un video umoristico la mattina, appena arrivato in azienda. Ma qualcosa continuerò a pubblicarla anche lì».




