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Vince una causa per disparità salariale in Rsi

Protagonista una giornalista del Quotidiano, oggi sospesa a un anno dalla pensione. Voci di corridoio riferiscono di uno "stop" retribuito. I sindacati: «Sappiamo solo di un accordo tra le parti».
TiPress
Vince una causa per disparità salariale in Rsi
Protagonista una giornalista del Quotidiano, oggi sospesa a un anno dalla pensione. Voci di corridoio riferiscono di uno "stop" retribuito. I sindacati: «Sappiamo solo di un accordo tra le parti».

LUGANO - Fa causa per discriminazione salariale. I suoi colleghi uomini, a parità di ruolo, guadagnano più di lei. E la causa la vince, in febbraio, dopo una lunga battaglia. Protagonista, una dipendente Rsi, giornalista del Quotidiano.

A distanza di pochi mesi, e a un anno dalla pensione, la stessa risulterebbe ora sospesa. Per ragioni non chiare. Non ci sono indizi, peraltro, che possano collegare le due circostanze, nonostante a separarle intercorra un lasso di tempo risicato.

Voci di corridoio sostengono che la professionista percepirà comunque lo stipendio fino al pensionamento. Proprio per questo, dunque, la sospensione non sembra nemmeno rientrare nel piano di risparmi annunciato dalla Rsi (che entro il 2026 prevede la soppressione di 37 posti di lavoro a tempo pieno, come annunciato in giugno dal direttore RSI Mario Timbal). 

Che non si tratti di licenziamento, d'altra parte, ce lo conferma anche Riccardo Mattei, segretario Gruppo Rsi e Privati Svizzera italiana per la Ssm, il sindacato dei media. «Fosse così saremmo stati coinvolti - spiega -. Sappiamo solo che c'è stato un accordo fra le parti, ma non ne conosciamo i dettagli». Mattei ci conferma invece la battaglia per la disparità salariale, vinta dalla giornalista. Non sa invece spiegarsi questa presunta sospensione. 

Da Comano riceviamo una risposta standard: «Non entriamo nel merito delle domande perché la Rsi non rilascia dichiarazioni sui singoli casi, nel rispetto della protezione dell’integrità personale sul luogo di lavoro e per garantire un adeguato trattamento confidenziale nei confronti di tutto il suo personale», sottolinea il portavoce Rsi Stefano Pedrazzini.

«In linea di principio - conclude Pedrazzini - è importante sottolineare che la Rsi adotta una politica salariale fondata su criteri oggettivi, trasparenti e verificabili, in coerenza con le linee guida della Ssr. L’azienda verifica annualmente, mediante analisi riconosciute a livello federale, il rispetto del principio di equità retributiva e introduce, ove necessario, le misure correttive adeguate per garantirne la piena attuazione».

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