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CANTONE«Gli assessori giurati umanizzano le sentenze»

09.09.19 - 21:16
Sono spesso ai margini nel processo penale. Eppure per il giudice a latere Martignoni sono un valore aggiunto: «Grazie a loro tutta la Corte diventa “vox populi”»
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Il giudice a latere Brenno Martignoni Polti
Il giudice a latere Brenno Martignoni Polti
«Gli assessori giurati umanizzano le sentenze»
Sono spesso ai margini nel processo penale. Eppure per il giudice a latere Martignoni sono un valore aggiunto: «Grazie a loro tutta la Corte diventa “vox populi”»

BELLINZONA - Prima dell’estate aveva fatto rumore a Palazzo di Giustizia la sua decisione di dimettersi da giudice supplente denunciando lo scarso impiego. Ora, Brenno Martignoni Polti, già cancelliere del Tribunale di appello a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, con le importanti inchieste per droga (dei "cento chili", dei "fratelli Magharian" e Alvaro Baragiola), torna a lanciare un sasso nello stagno togato. Stavolta il magistrato spezza una lancia a favore di una figura vissuta spesso come un vano contorno o orpello nel processo: l’assessore giurato. 

Uno stimolo per il giudice - In Ticino il Tribunale penale cantonale può pescare in una lista di 90 nomi, la Corte d’appello e di revisione penale in una di 60. Sono normali cittadini, persone comuni che il Gran Consiglio ha eletto e che possono intervenire alle criminali nella ricerca di un giudizio talvolta unanime, ma se non è possibile a maggioranza. Il loro peso all’interno del collegio giudicante fa sì che, spiega Martignoni, «al presidente e ai due “a latere” è richiesta maggiore dialettica anche esplicativa e ricchezza d’argomentazione per vedere la sentenza condivisa e fatta propria dagli assessori giurati». 

L’esperienza di vita comune - Certo anche i giudici non sono esseri avulsi dalla realtà, ma un fattore condizionante esiste ed è dato, secondo l’avvocato, «dalla frequentazione delle aule e dai casi giudiziari pregressi e dalla dottrina». Per Martignoni, «la realtà penale invece è, e deve rimanere, viva e dinamica. Permeabile alla collettività, che chiede giustizia. Specie nelle vicende che scuotono l’opinione pubblica. L’azione penale non può quindi risolversi in meri rituali preconfezionati. È giusto che le sensibilità quotidiane trovino legittimo ascolto in aula attraverso la gente ordinaria. Il confronto con i laici è sinonimo di decisioni a misura di cittadino».

L’umanizzazione del processo - Come tutti gli specialisti, i giuristi sono un mondo a sé. «Finiamo per limitarci a leggere la società e le persone attraverso filtri tecnico-normatitivi. Con il rischio - sostiene Martignoni - che le vicende, specialmente nei fatti più ardui, vengono trattate in maniera asettica, eccessivamente distaccata». La mescolanza di giudici togati con giudici laici, continua, «può quindi “umanizzare” il processo e la decisione».

Sentenze meglio accettate... - Ma l’umanizzazione del diritto non è il solo apporto dato da queste presenze laiche. Secondo Martignoni, «è grazie a questa consapevolezza che la parola del giudice diventa “vox populi”, il destinatario indiretto della sentenza, il pubblico, si identifica nello strumento penale, accrescendo così la percezione delle pene e di conseguenza l’efficacia del controllo sociale. È palese che il diritto penale deve essere e rimanere giustizia di “tutti”, non di un ristretto circolo chiuso di addetti ai lavori».

… anche dalla politica - Ultimo aspetto, gli assessori giurati sono una difesa contro chi vede nelle sentenze il riflesso della provenienza politica dei giudici stessi. «Da noi - conclude Martignoni - la partecipazione di cittadini, anonimi all’opinione pubblica, non riconducibili a disegni e a logiche partitiche, concorre a circoscrivere il tema». Certo il buon assessore giurato non deve essere foglia di fico o carta da parati, ma partecipare alla costruzione della sentenza. Se necessario, anche senza capitolare verso il giudice in forza dell’esperienza e della scuola di vita.

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