In Ticino i casi della malattia sono tendenzialmente in diminuzione. Ma il medico cantonale avverte: «Non abbassiamo la guardia»
BELLINZONA - «Il morbillo è una malattia estremamente contagiosa: in una popolazione non vaccinata, un singolo caso è in grado di contagiare fino a diciotto altre persone». Lo dice il medico cantonale Giorgio Merlani, tracciando un bilancio relativo alla diffusione della malattia nel nostro cantone. Un bilancio che per gli ultimi anni è abbastanza positivo, anche se «è fondamentale non abbassare la guardia».
Sfida per la salute - Infatti, lo ha di recente comunicato l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il morbillo è tornato a diffondersi, anche in Europa e in alcuni paesi dove la malattia era quasi stata debellata: si parla, per gli anni successivi al 2016, di un aumento dei casi pari al 30%. Tra le cause si conta la scelta di non vaccinarsi, attribuita in particolare al fenomeno dell’antivaccinismo. Ed è proprio per questo che la cosiddetta esitazione vaccinale è, secondo l’OMS, una delle sfide per la salute globale nel 2019.
Voci critiche, «ma senza esasperazione» - Sul fronte del vaccino, in Ticino il dato è stabile: «La copertura contro il morbillo è superiore al 90%» ci spiega il dottor Merlani, sottolineando che nel nostro cantone non si può comunque parlare di antivaccinismo: «Esistono voci critiche, com’è giusto che sia, ma senza l’esasperazione che vediamo in altri paesi». Da noi la copertura è superiore a quella che si riscontra a livello mondiale (85%). E mancano pochi punti percentuali per raggiungere il 95% considerato dall’OMS come necessario per prevenire i focolai.
Quest’anno ancora zero casi - Osservando il numero di casi negli ultimi dieci anni, in Svizzera e in Ticino «si rileva una regressione», anche se «non si può parlare di una vera tendenza»: a livello elvetico nel 2009 erano stati segnalati 1’112 casi, mentre lo scorso anno erano 48. Nel nostro cantone si è passati da 14 a due. Quest’anno non è stato rilevato ancora nessun caso.
Riconoscere tempestivamente la malattia - Non mancano comunque anni in cui ci sono stati dei picchi. In Ticino, per esempio, nel 2011 (29 casi), nel 2013 (21) e nel 2017 (25). «Si tratta di singoli casi importati da noi, che si estendono in modo più o meno importante a seconda del contesto» spiega il medico cantonale, che aggiunge: «Da un lato è importante riconoscere tempestivamente i casi di malattia per evitare che si diffondano, dall’altro bisogna continuare a proporre la vaccinazione affinché la maggior parte della popolazione sia protetta e un caso di malattia non non trovi “terreno fertile” per propagarsi oltre».
Scelta consapevole - Nel nostro paese la vaccinazione contro il morbillo non è obbligatoria. Il Cantone, da parte sua, promuove un’informazione «basata su evidenze scientifiche» e cerca di sostenere i cittadini nella loro scelta. Una scelta, quella di far vaccinare o no i propri figli, che è del singolo o della famiglia. «È però importante che si tratti di una scelta consapevole basata su conoscenze corrette e non su false credenze o, peggio ancora, su “fake news”» conclude Merlani.