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LOCARNO«La fama? Non la volevo, ma mi ha cambiata»

04.08.18 - 13:56
Parola dell'ex-fidanzata d'America Meg Ryan, premiata ieri a Locarno e che oggi ha incontrato pubblico e media: «Lago e montagne sono elegantissimi, capisco Clooney!»
«La fama? Non la volevo, ma mi ha cambiata»
Parola dell'ex-fidanzata d'America Meg Ryan, premiata ieri a Locarno e che oggi ha incontrato pubblico e media: «Lago e montagne sono elegantissimi, capisco Clooney!»

LOCARNO - Vero e proprio sinonimo della commedia romantica brillante a cavallo degli anni ’80 e ’90 Meg Ryan è uno di quei nomi di Hollywood che non hanno bisogno di molte presentazioni.

Dalla scena del «Prendo quello che ha preso la signorina» del cult “Harry ti presento Sally” fino alle commedie con l’altro fidanzato acqua-e-sapone d’America Tom Hanks (“Insonnia d’amore” e “C’è post@ per te”), l’attrice americana ha profondamente segnato con la sua freschezza e spontaneità l’immaginario collettivo diventando anche un’icona di stile. In quante dal parrucchiere in quegli anni hanno detto: «Fammi i capelli come Meg Ryan»?

Assolutamente da citare anche due classiconi del genere, sempre degli anni ’90, “Amarsi” e “City of angels”. Un po’ meno attiva con lo scoccare del millennio, si è anche dedicata ai film indipendenti e alla regia con “Ithaca“ (2016). 

Biondissima e scintillante 56enne venerdì sera in Piazza Grande è stata insignita del Leopard Club Award. Sabato mattina ha incontrato il pubblico del Festival del cinema e poi i giornalisti nella splendida cornice di Villa Orselina.

Alla domanda «Una volta hai detto che per lavorare nel mondo del cinema bisogna essere toste, come mai?», lei non si tira indietro: «Perché tutti parlano di te, costantemente. Diciamo che sei "a disposizione" dell’opinione pubblica. E in qualche modo devi difenderti, costruirsi una sorta di “armatura” è fondamentale».

Il successo, quindi, ti ha cambiata?

«Penso dì, sì. Credo di sì. Sono finita sotto la luce dei riflettori quasi subito e quindi per me è difficile essere obiettiva. Però è innegabile, la fama ha un effetto dirompente su di te: ti cambia la vita, non solo quella quotidiana, cambia radicalmente il tuo sistema di valori. Me ne rendo conto ora, che ho lasciato Los Angeles per New York e sono un po’ uscita dallo showbiz. Più difficile essere famosa a L.A. o nella Grande Mela? Beh a Los Angeles sei sempre in auto, quindi è facile» (ride).

Non sono tutte rose e fiori, quindi…

«Devo essere sincera, fare l’attrice non è mai stato il mio sogno. Mi sono divertita a farlo, ma non è quello che da bambina pensavo che avrei fatto. Immaginavo che avrei fatto un lavoro normale e avrei avuto una vita normale. Ma poi…

È vero che non è facile avere a che fare tutti i giorni con gente che già ti conosce, e ce n’è di tutti i tipi. C’è anche chi ti vede una volta e ti dice: «Ah, Meg Ryan! Vuoi venire a Parigi con me?». Con gli anni sviluppi una sorta di “radar per le stron*ate”, ti aiuta a capire di chi ti puoi fidare e di chi no. Sia sul lavoro che fuori. Io poi sui media non leggo assolutamente niente che mi riguardi, anche i film in cui appaio li guardo una volta sola quando escono e poi basta».

Con la faccenda Weinstein, il movimento #metoo e lo stop alla diseguaglianza salariale, sembra che Hollywood sia in un momento costruttivamente movimentato…

«Stanno cambiando delle cose - anche a livello sociale, lo spiegano pure a scuola a mia figlia 13enne - ed è giusto che sia così. Ma, secondo me, è un cambiamento che deve venire da entrambe le direzioni. Se le dinamiche di potere devono mutare e ridistribuirsi, anche le donne devono mettersi in discussione e creare un dialogo con gli uomini. Solo così potrà davvero funzionare».

Hai recitato a fianco di tanti grandi attori, ti sei mai chiesta se loro - per esempio un Tom Hanks - guadagnassero più di te?

«Mi ritengo molto fortunata perché avendo avuto molto successo sin da subito sono sempre stata contrattualmente in una posizione particolarmente forte. Questa cosa mi ha protetto molto, sia in sede di contrattazione, sia nelle relazioni per così dire personali. Purtroppo non è un cosa su cui tutte possono fare leva. Mio figlio fa l’attore e anche la sua ragazza, che ha 25 anni. Mi fa male vedere come per lei le cose siano diverse e che continui ad avere a che fare con persone di più che dubbia moralità e spessore professionale».

Oggi a Hollywood imperversano i blockbuster di super eroi, sembra che non ci sia più spazio per le commedie brillanti a "medio budget"… Eppure negli anni ’80 e ’90 erano grandi successi che trainavano il settore.

«Ma, in verità non è che fossero prodotti particolarmente popolari negli studios nemmeno allora. Erano quei progetti in cui in genere non si credeva tantissimo. Poi però andavano molto bene anche e soprattutto grazie alla televisione dove venivano visti e rivisti, e al settore Vhs/Dvd. Secondo me non c’è da preoccuparsi, Hollywood adesso funziona così ma è un processo in costante mutamento e domani magari cambierà tutto. Poi se non altro, quelli supereroistici sono film divertenti da vedere (ride) sono spettacolari e i personaggi sono comunque ben costruiti».

Parlando di cose più “leggere”, malgrado tutto l’amicizia a Hollywood è possibile?

«Certo che sì, a tutti capita di fare amici sul lavoro, no? Nel cinema questo è ancora più importante perché si tratta di un lavoro corale e complesso. Non si può fare un film da soli! Per me è importante avere persone delle quali posso fidarmi professionalmente, hanno un valore inestimabile. Altrettanto importanti, almeno per me, sono le amicizie fuori dal lavoro: ti danno un senso, una forma, insomma: ti definiscono».

E la Svizzera? Ci sei mai stata?

«Solo una volta, davvero al volo, da ragazza durante una vacanza ho passato una notte a Zurigo. Ma è davvero splendido qui: con le montagne e il lago… Capisco perché George (Clooney) abbia scelto un paesaggio di questo tipo: è così elegante! In effetti lui è proprio un tipo così».

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