ARTE: Leponti, tra mito e realtà
Una mostra a Locarno per andare alla scoperta di un antico popolo che si insediò in Ticino.
Informazioni su questo popolo sono individuabili negli scritti dei grandi storici dell’antichità, da Cesare a Strabone, a Plinio il Vecchio, che ne rico-struiscono in modo diverso le origini (dai Reti, dai Liguri, ecc.). Plinio ne dà anche una ascendenza mitologica, riconoscendo in essi i compagni di Ercole abbandonati dall’eroe durante la traversata delle Alpi a seguito del congelamento degli arti inferiori.
La mostra nasce all’interno di un progetto di studi archeologici più ampio, che co-involge - con il Dicastero Musei e Cultura della Città di Locarno, il Gruppo Ar-cheologia Ticino e l’Ufficio dei Beni Culturali di Bellinzona – una serie di istituzioni pubbliche italiane (Regione Piemonte e Regione Lombardia, Soprintendenze archeologiche del Piemonte e della Lombardia, Comune di Verbania, Civico Museo archeologico della cultura di Golasecca di Sesto Calende). La collaborazione con la Regione Piemonte avviene nell’ambito del programma Interreg II di cooperazione transfrontaliera.
La rassegna, curata da Riccardo Carazzetti, Simonetta Biaggio Simona e Raffaele de Marinis, resterà aperta da maggio a dicembre presso il Castello Visconteo e Casorella e proporrà una selezione di oggetti e reperti significativi, in grado di documentare i vari aspetti della cultura di queste popolazioni protostoriche. Il percorso si sviluppa per temi (gli insediamenti abitativi, la produzione artigianale, gli scambi, la morte e le necropoli, i culti, il mito nelle fonti antiche, la numismatica e l’epigrafia, ecc.) in una successione cronologica che parte dalla fine dell’età del bronzo, interessa soprattutto l’età del ferro e giunge fino alla romanizzazione di quei territori. Fra i reperti esposti figurano numerosi corredi tombali rinvenuti in Canton Ticino e in Mesolcina, la maggior parte dei quali mai presentati al pubblico. Buona parte di essi sono conservati, fin dal loro ritrovamento avvenuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, presso il Museo Nazionale di Zurigo. Altri manufatti giungono dai Cantoni Vallese e Grigioni, dall’Italia e da vari musei europei. Per la prima volta, inoltre, sono riunite le iscrizioni su pietra, terracotta e bronzo, scritte nel cosiddetto “alfabeto di Lugano”, che si compone di caratteri di chiara matrice etrusca.




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