MILANO
Addio Enzo... /
E' morto uno dei più amati giornalisti italiani del dopoguerra. Il decesso è avvenuto verso le 8.00 questa mattina alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni.

None
Addio Enzo... /
E' morto uno dei più amati giornalisti italiani del dopoguerra. Il decesso è avvenuto verso le 8.00 questa mattina alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni.
MILANO - E' morto un grande giornalista. Enzo Biagi era nato il 9 agosto del 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, località appenninica in provincia di Bologna. Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore italiano c'erano al...
MILANO - E' morto un grande giornalista. Enzo Biagi era nato il 9 agosto del 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, località appenninica in provincia di Bologna.
Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore italiano c'erano al capezzale le due figlie Bice e Carla, e i generi di Biagi.
Il medico Giorgio Massarotti, scendendo all'ingresso della clinica Capitanio, ha annunciato la morte del cronista. "Per incarico della famiglia, con estremo dolore, annuncio che il dottor Biagi si è spento alle 8.00 di questa mattina con serenità".
Le figlie di Biagi erano arrivate alla clinica stamattina alle 7.25.
Contrariamente a quanto accaduto nelle sere passate, avevano trascorso la notte nella propria abitazione. Al loro arrivo sono immediatamente entrate, senza attardarsi con i giornalisti.
La vita
Giornalista e scrittore aderì alla Resistenza combattendo nelle brigate "Giustizia e Libertà" legate al Partito d'Azione, di ispirazione radicale e laica. Dopo la liberazione lavorò come giornalista al Resto del Carlino, ma fu allontanato perché considerato sovversivo e comunista per avere aderito al manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica.
Poi lavorò per Mondadori a Milano, dove si affermò quale caporedattore. Da lì il suo giornalismo libero, senza padroni e che dovette più volte subire aspre critiche dal potere politico.
La sua carriera giornalistica si lega poi alla RAI grazie alla quale il suo volto diventa noto e familiare a tutti gli italiani. In molti ricordano "Il Fatto" che dal 1995 al 2002 occupava la finestra del dopo TG1 delle 20.00.
L'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il 18 aprile del 2002, in una conferenza stampa espresse senza mezza termini la sua volontà di non voler più vedere in RAI, TV pubblica Enzo Biagi, oltre al giornalista Michele Santoro e al comico Luttazzi perché "fanno uso criminoso della TV pubblica".
Con quell'editto bulgaro Biagi venne allontanato dalla TV.
Biagi sparì dalla TV per due anni per tornare grazie all'invito di Fabio Fazio alla trasmissione "Che tempo che fa". La notizia del ritorno suscitò scalpore e polemiche, soprattutto da parte della stampa della destra italiana.
Con la scomparsa di Enzo Biagi se ne va un esempio di giornalismo che ricerca la verità e non il sensazionalismo. Se ne va una persona tanto saggia quanto umile, che ha fatto tesoro della sua origine operaia e antifascista per vergare la sua penna in cerca di una verità che non aveva colore politico, e che amava il confronto e denunciava le ingiustizie di un mondo che amava.
L'ultimo articolo sul Corriere della Sera: La mia Italia che non si arrende
Gli aforismi e le battute di Enzo Biagi
Red/ATS
Giornalista e scrittore aderì alla Resistenza combattendo nelle brigate "Giustizia e Libertà" legate al Partito d'Azione, di ispirazione radicale e laica. Dopo la liberazione lavorò come giornalista al Resto del Carlino, ma fu allontanato perché considerato sovversivo e comunista per avere aderito al manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica.
Poi lavorò per Mondadori a Milano, dove si affermò quale caporedattore. Da lì il suo giornalismo libero, senza padroni e che dovette più volte subire aspre critiche dal potere politico.
La sua carriera giornalistica si lega poi alla RAI grazie alla quale il suo volto diventa noto e familiare a tutti gli italiani. In molti ricordano "Il Fatto" che dal 1995 al 2002 occupava la finestra del dopo TG1 delle 20.00.
L'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il 18 aprile del 2002, in una conferenza stampa espresse senza mezza termini la sua volontà di non voler più vedere in RAI, TV pubblica Enzo Biagi, oltre al giornalista Michele Santoro e al comico Luttazzi perché "fanno uso criminoso della TV pubblica".
Con quell'editto bulgaro Biagi venne allontanato dalla TV.
Biagi sparì dalla TV per due anni per tornare grazie all'invito di Fabio Fazio alla trasmissione "Che tempo che fa". La notizia del ritorno suscitò scalpore e polemiche, soprattutto da parte della stampa della destra italiana.
Con la scomparsa di Enzo Biagi se ne va un esempio di giornalismo che ricerca la verità e non il sensazionalismo. Se ne va una persona tanto saggia quanto umile, che ha fatto tesoro della sua origine operaia e antifascista per vergare la sua penna in cerca di una verità che non aveva colore politico, e che amava il confronto e denunciava le ingiustizie di un mondo che amava.
L'ultimo articolo sul Corriere della Sera: La mia Italia che non si arrende
Gli aforismi e le battute di Enzo Biagi
Red/ATS
COMMENTI
NOTIZIE PIÙ LETTE
ULTIME NOTIZIE TICINO



