La CEDU condanna la Svizzera: violato il diritto di ricorso di una donna

Oltre alla contestazione dell'articolo 6, alla ricorrente dovranno essere versati 4800 euro per le spese sostenute.
LOSANNA - La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato la Svizzera in un caso di opposizione a un decreto d'accusa.
Il caso riguarda una cittadina marocchina residente in Svizzera. Nel 2016 è stata condannata dal Ministero pubblico del distretto di Losanna per aver ospitato due persone in situazione irregolare e aver accettato oggetti rubati. Le sono state inflitte 100 aliquote giornaliere da 30 franchi.
Non appena ricevuto il decreto d'accusa, la donna ha fatto opposizione presso il procuratore. Durante l'udienza dinanzi al Tribunale di polizia, il giudice ha constatato l'assenza considerata "ingiustificata" della ricorrente. Successivamente, quest'ultima ha fornito un certificato di lesioni personali rilasciato dal servizio di pronto soccorso per un'aggressione subita la mattina dell'udienza.
Opposizione chiara - Stando alla CEDU, la ricorrente ha presentato ricorso contro la sentenza del Tribunale di polizia e ha fornito una spiegazione per la sua assenza. Ha quindi espresso chiaramente la sua volontà di mantenere la sua opposizione e di ottenere un esame giudiziario delle accuse mosse contro di lei, rileva la Corte.
Era infatti evidente che la ricorrente intendeva presentare ricorso contro la decisione del Tribunale di polizia.
Oltre a constatare la violazione dell'articolo 6, la Corte condanna la Svizzera a versare alla ricorrente 4800 euro per le spese sostenute.
(ricorso n. 9087/18)




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