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SVIZZERA

No, non ti assumiamo. Tirati su con una Red Bull

A tutti è capitato di non superare un colloquio di lavoro. A pochi, però, di ricevere un omaggio poco dopo. L'esperto: «Una mossa strategica: chi lo riceve diventa fan del marchio»
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Red Bull Svizzera ringrazia per una candidatura inviando delle bevande energetiche.
No, non ti assumiamo. Tirati su con una Red Bull
A tutti è capitato di non superare un colloquio di lavoro. A pochi, però, di ricevere un omaggio poco dopo. L'esperto: «Una mossa strategica: chi lo riceve diventa fan del marchio»

ZURIGO - «Manca personale», soprattutto quello qualificato. È il leitmotiv ripetuto, negli ultimi anni, dal settore economico svizzero. Eppure, prima di poter trovare un posto di lavoro, sono davvero tanti i candidati che ricevono rifiuti. La frustrazione cresce quando le motivazioni si riducono a frasi standard. Ma non sempre. A volte un rifiuto può addirittura sorprendere.

È il caso di Katharina, una donna che qualche tempo fa ha inviato la propria candidatura a Red Bull Svizzera come specialista in Marketing. Dopo un test di valutazione l'azienda le ha fatto sapere di non averlo superato. Malgrado il rifiuto, poco dopo, le viene recapitato un pacco inaspettato. Red Bull le aveva inviato tre lattine di energy drink e un invito a entrare nel talent pool. Entusiasta del gesto ha raccontato la sua esperienza in un post su LinkedIn: «Non si tratta solo delle tre lattine. Conta la scelta che c'è dietro. Qualcuno ha deciso di inviarmi un omaggio: ha trovato il mio indirizzo, preparato il pacco, lo ha affrancato e spedito. Qualcuno si è preso del tempo». Complessivamente il suo post ha raccolto oltre 11mila reazioni e più di 400 commenti. La maggior parte degli utenti sono rimasti colpiti.

Una mossa strategica - Per l’esperto HR Jörg Buckmann, la risposta di Red Bull è stata una mossa intelligente. Il rifiuto resta un evento negativo, ma un approccio del genere strappa un sorriso. E l’effetto è forte: chi lo riceve tende a restare fan del marchio e a parlarne bene con gli amici o - per l'appunto - su Linkedin. Le aziende che capiscono che ogni candidato è anche un cliente investono bene i propri soldi.

Ci sono altri esempi in Svizzera. Buckmann cita Landi Sursee, che invia una gift box insieme al rifiuto, una strategia che anche in questo caso ha raccolto molti apprezzamenti online. Oppure Bedag Informatik, società bernese di consulenza IT, che accompagna il rifiuto con una cartolina scritta a mano e un orsetto di mandorle.

Spiegare il motivo - La maggior parte delle aziende però non adotta questo tipo di attenzione. Certo, i candidati non dovrebbero aspettarsi iniziative simili. Per lo meno, un riscontro al telefono dovrebbe essere dato, così da poter chiedere il motivo del rifiuto, dice l'esperto.

Chi non supera la prima selezione deve invece aspettarsi una risposta standard. Sarebbe auspicabile fornire sempre motivazioni individuali, ma per molte aziende è irrealizzabile a causa dell’alto numero di candidature, spiega Buckmann. E spesso non vale nemmeno la pena chiedere spiegazioni.

Infine, avverte l’esperto, le aziende devono essere caute quando motivano un rifiuto. Una sincerità totale può diventare rischiosa, perché potrebbe offrire appigli per una causa di discriminazione.

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