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SVIZZERALa risposta dei giornali all'esito delle votazioni: «Una domenica nera per la stampa»

14.02.22 - 08:00
Le prese di posizione, anche diametralmente opposte, dei maggiori quotidiani svizzeri dopo il “No” del popolo.
Keystone
Fonte Ats
La risposta dei giornali all'esito delle votazioni: «Una domenica nera per la stampa»
Le prese di posizione, anche diametralmente opposte, dei maggiori quotidiani svizzeri dopo il “No” del popolo.
Chi dà la colpa al pacchetto “troppo carico”, chi teme per il giornalismo di domani, e chi invece punta il dito altrove: «I lettori ci sono ma Facebook e Google fagocitano la pubblicità».

BERNA - «Domenica nera per la stampa», la «solitudine dei media», «giornalismo in pericolo»: la stampa svizzera parla di una bocciatura attesa degli aiuti federali al settore e lancia un appello alle autorità per tornare alla carica, facendo tesoro delle critiche.

Il progetto - bocciato dal 54,6% dei votanti - era troppo carico, mal fatto ed eccessivamente complesso, ha constatato ad esempio il Quotidien Jurassien. Il giornale punta in particolare il dito contro i grandi editori: «Senza questi passeggeri di prima classe, probabilmente la nave degli aiuti federali ai media sarebbe arrivata in porto».

Il röstigraben si è rivelato marcato in tutto in Paese, e in Vallese ha fatto pendere per il "no" la parte germanofona, ha fatto notare Le Nouvelliste. Più in generale, molta della diffidenza popolare arriva dalla crisi legata al coronavirus. «Voci accusano i media di essere il portavoce troppo docile delle autorità». In questo contesto «gli oppositori hanno avuto gioco facile».

Sotto accusa anche la forma con la quale è stato presentato il pacchetto di aiuti: «Ancora una volta gli svizzeri hanno dimostrato di detestare i pacchetti nelle votazioni. Consiglio federale e parlamentari devono ascoltare, anche per evitare che aumenti la distanza fra popolo ed eletti», ha scritto Le Temps. In effetti, nella domenica di votazioni esecutivo e legislativo hanno perso su tre dei quattro temi, ha aggiunto il quotidiano.

La causa sarebbe da ricercare in una campagna debole e «senza dibattiti appassionanti sulla coesione del Paese», «gli argomenti per spiegare il motivo del sostegno al quarto potere» non hanno fatto presa, ha affermato dal canto suo il TagesAnzeiger. Ci si deve domandare comunque se si tratta di un «no» puntuale o piuttosto di un malcontento più profondo nei riguardi dei media elvetici.

Secondo il Blick, non si tratta di un voto di sfiducia nei confronti della stampa. La pandemia «ha mostrato che in tempo di crisi, la maggioranza delle persone si informa con media stabili e seri», «in realtà i media non subiscono una perdita di lettori, ma piuttosto di una fuga di pubblicità verso Google, Facebook e altri».

Opposta la visione della Berner Zeitung, che parla di sfiducia verso i media, con un "no" che rende il giornalismo politico più difficile: «I giornali, in quanto principali media di formazione dell'opinione politica, ne escono indeboliti». Il numero di realtà che potranno ancora offrire servizi regionali andrà probabilmente diminuendo, ha aggiunto il giornale bernese.

In controtendenza la NZZ, che si felicita del "no", poiché il pacchetto presentato era «più che dubbio», scrive. «Il Parlamento ha ampiamente sviluppato il progetto presentato dal Consiglio federale». Il quotidiano zurighese denuncia un prodotto dell'anno Covid-19, accettato in un periodo in cui la Berna federale sembrava responsabile di tutto e dove miliardi venivano spesi un po' in ogni settore.

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