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CANTONE

Questo è il giorno di "Lakewoods"

È uscito il nuovo album di Terry Blue, che stasera sarà presentato al Teatro Sociale Bellinzona
Questo è il giorno di "Lakewoods"
Davide Giordano tio/20min
Leo Pusterla.
Questo è il giorno di "Lakewoods"
È uscito il nuovo album di Terry Blue, che stasera sarà presentato al Teatro Sociale Bellinzona

SAVOSA - È un giovedì 17 aprile da circoletto rosso, per Terry Blue. Appena scoccata la mezzanotte, su tutte le piattaforme di streaming e i negozi online è uscito "Lakewoods", il nuovo album della band ticinese - ora un duo, formato da Leo Pusterla (compositore, paroliere, performer e arrangiatore) ed Eleonora Gioveni (performer e arrangiatrice).

Questa sera, invece, il Teatro Sociale Bellinzona ospiterà il grande concerto di presentazione del disco. I Terry Blue saranno circondati da ospiti: Andrea Manzoni, Matteo Mazza, Zeno Gabaglio, Christian Gilardi, Julie Meletta e Currenti Calamo. Ne abbiamo parlato (come potete vedere nel video allegato) con Leo Pusterla.

Con "Lakewoods" sei tornato a fare musica in proprio, dopo aver prodotto lavori altrui (di Yuna Hawks e Currenti Calamo, per citarne alcuni).
«È un disco che si distanzia molto dal precedente, "Chronicles of a Decline". Lì ci trovavamo in una dimensione molto acustica, che ci ha permesso di portarlo parecchio in tour, con semplicità. In "Lakewoods" l'approccio è molto più elettronico, pur con l'idea di restare in un ambiente di cantautorato, avvicinandoci sempre più alle correnti musicali che ascolto principalmente, che sono quelle anglosassoni».

Puoi farci qualche esempio?
«Ben Howard, Bon Iver, nomi del genere. Sentivamo, io ed Eleonora, la necessità di sperimentare sempre di più, allontanandoci dalla forma canonica di canzone, esplorando nuovi territori sonori».

Eleonora non è potuta essere qui con noi: qual è stato il suo contributo al progetto?
«Ha contribuito tantissimo, in tutte le fasi della realizzazione. Non sono sicuro che si possa parlare di sensibilità femminile, sicuramente di sensibilità diversa dalla mia - come diverso è il suo utilizzo delle macchine e soprattutto della voce. Un contributo paritario, 50 e 50».

Elettronica, ma con la parte cantautorale sempre al centro del progetto.
«Assolutamente sì. Credo di avere una necessità profonda d'inserire un elemento testuale forte all'interno della mia musica. Dico sempre che, per me, ha quasi un dovere sociale e civico. Non sono mai riuscito a fare musica spensierata».

Che ruolo giocano queste nuove sonorità inserite nel progetto?
«L'elettronica è un mondo così vasto e tutto da scoprire. Ricordo un'intervista di James Blake, nella quale diceva che i primi tre anni in cui lavori con l'elettronica sostanzialmente fai solo cavolate e poi, dopo tre anni, cominci a capire un po' come funziona. Nel nostro caso, credo che ci permetta di raggiungere una sorta di "paesaggio cinematografico" che avevamo in mente e che non riuscivamo più a raggiungere o a cogliere perfettamente soltanto con l'utilizzo di strumenti acustici. C'è l'elemento sì etereo, un po' sognante, così come uno molto metallico, stridente e un po' anche distopico. Un contrasto con il titolo dell'album».

Dopo Bellinzona ci sarà un tour bello sostanzioso.
«È il tour più grande che abbiamo fatto finora. Sono una trentina di date in mezza Europa: in Germania, Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Francia e ovviamente Svizzera. Siamo felicissimi: sarà un'avventura infinita, anche perché Eleonora è l'unica dei due che guida (ride, ndr)».

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