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Trump chiama Putin. Sarà la volta buona?

C'è attesa per la telefonata tra i due leader, prevista per oggi. Ma non è la prima in questi mesi. E il contesto di caos attuale gioca a favore dello "zar"
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Trump chiama Putin. Sarà la volta buona?
C'è attesa per la telefonata tra i due leader, prevista per oggi. Ma non è la prima in questi mesi. E il contesto di caos attuale gioca a favore dello "zar"

WASHINGTON / KIEV - Non avrà la portata scenica di quelle due sedie poste al centro di una navata della basilica di San Pietro, luogo del colloquio improvvisato tra Donald Trump e il suo omologo Volodymr Zelensky a pochi minuti dall'inizio dei funerali di Papa Francesco, lo scorso 26 aprile, ma la tanto attesa telefonata tra il presidente degli Stati Uniti e quello russo, Vladimir Putin, si annuncia come un altro tassello fondamentale di quel puzzle che raffigura la fine della guerra in Ucraina.

O meglio, dovrà esserlo considerata la cornice in cui sono stati inseriti gli annunci e la risonanza conferita alla notizia nelle ultime 48 ore. I due leader si sentiranno oggi, alle 10 del mattino, ora di Washington D.C. (le 16 in Svizzera, ndr.). Una sorta di moderna "linea rossa" tra il distretto di Columbia e Mosca. Perché, Trump dixit, «niente accadrà fino a quando io e Putin non ci incontreremo».

Tuttavia, va ricordato che scene di questo tipo le abbiamo già vissute esattamente un paio di mesi fa. Era il 18 marzo scorso. E sul tavolo c'erano una tregua non raggiunta, spiragli di pace difficili da afferrare all'orizzonte e un'altra telefonata tra i due vaticinata come risolutiva. L'attualità di queste ultime settimane ci dimostra, in tempo reale, che così non fu. E anzi, è piuttosto probabile che il contesto geopolitico di questo momento - quindi il caos in Europa; ossigenato dalle politiche di The Donald - renda lo "zar" poco incline a ogni tipo di concessione a Kiev, convinto, secondo alcune fonti citate da Bloomberg, di poter centrare il bersaglio grosso «entro la fine dell'anno». E anche l'entità degli attacchi delle ultime ore sembra dimostrarlo.

Ottimismo a Washington, pessimismo ovunque
Se da Washington sono convinti che la telefonata sarà risolutiva - o, perlomeno, un passo avanti -, altrove regna maggiore scetticismo. Così è in Europa, dove i leader dei principali paesi - in primis, il neo cancelliere tedesco Friedrich Merz - auspicano di poter parlare con Trump in giornata prima della telefonata con il Cremlino. Ma poco ottimismo si respira anche agli altri angoli della "mappa", dal Canada all'Australia, con i rispettivi premier che hanno recentemente incontrato il presidente ucraino.

Tornando al tavolo, la leva su cui Trump potrebbe fare affidamento sarebbe, ancora una volta, quella delle sanzioni. «Sanzioni devastanti», come quelle evocate da Parigi e che, stando alle dichiarazioni riportate di Marco Rubio, segretario di Stato a stelle e strisce, la Casa Bianca sarebbe pronta a implementare. Lo stesso presidente statunitense, intervistato da Fox News, ha detto di essere pronto a premere quel pulsante «se non riusciamo a raggiungere un accordo». E un disegno di legge in tal senso, proposto dal senatore Lindsey Graham, è già in movimento presso la camera alta del Congresso. Una proposta che riguarda l'export sul petrolio russo ma anche i dazi che colpiranno chi acquisterà idrocarburi da Mosca. Quindi, sanzioni che rimbalzo colpiranno anche Cina e India; un domino politico non da poco.

Di certo, la telefonata dovrebbe servire almeno a costringere Vladimir Putin a mostrare una volta per tutta le sue carte a Donald Trump che, rispetto ai toni che utilizzava all'inizio del suo mandato, sembra essere molto prossimo a esaurire la pazienza.

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