I partiti vincitori sono per l'autonomia: divergono però sui tempi del cambiamento
NUUK - Staccarsi dalla Danimarca è l'ambizione sulla quale convergono, in che modo e quando la strategia che li divide. Stiamo parlando dei due partiti usciti vincitori dalla kermesse elettorale che si è tenuta nell'isola artica, il Partito democratico (che ha ottenuto il 29,9% dei consensi) e il Naleraq, compagine di ferrea convinzione nazionalista, forte di quei 24 e 5 punti percentuali sanciti dagli elettori.
Di ispirazione social-liberale i primi, populisti e di una certa nordica idea di sovranità i secondi, dovranno sedersi attorno a un tavolo in primo luogo per dare composizione ai 31 seggi che compongono la piccola sede parlamentare e in secondo luogo vedere come conciliare la fretta di indipendenza degli uni (i Naleraq) con la moderazione (che dovrebbe sancirne il passaggio) degli altri e cioè quelli del Partito democratico.
La formazione della coalizione sarà probabilmente la pratica meno onerosa da sbrigare in sede di trattativa, perché l'oggetto politico del desiderio di entrambi gli schieramenti è dire una volta per tutte addio alla Danimarca e lasciarsi andare a una navigazione solitaria di Stato autonomo; solo che i democratici opterebbero per un distacco meno cruento e forse anche a lungo termine, i nazionalisti di Narulaq vorrebbero invece staccare la spina subito.
Insomma, entrambi i partiti sono per levare l'àncora dal porto non più sicuro e amato come un tempo del governo di Copenaghen (accusato di adottare politiche e atteggiamenti discriminatori nei confronti degli isolani artici), ma differiscono sul ritmo del cambiamento.
Si prevede che in sede di trattativa probabilmente si definirà un calendario che porterà alla proclamazione d'indipendenza, che - va ricordato - è sostenuta dalla stragrande maggioranza dei 57'000 abitanti della Groenlandia. Trump permettendo.
«I democratici sono aperti ai colloqui con tutti i partiti e cercano l'unità. Soprattutto con quello che sta succedendo nel mondo», ha detto il leader trentatreenne del partito, Jens-Frederik Nielsen, ex campione di badminton che si è detto sorpreso dalla vittoria: «Non ci aspettavamo che le elezioni avessero questo risultato, siamo molto felici».
Ancora sotto choc per la sventola elettorale rimediata è invece il premier uscente Múte Bourup Egede, che guida il partito di sinistra verde Inuit Ataqatigiit (IA): «Rispettiamo il risultato delle elezioni», ha laconicamente dichiarato a KNR. Laconico come i 15 punti percentuali persi rispetto alle precedenti elezioni del 2021 e finiti evidentemente "congelati" dentro all'urna.