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REGNO UNITO / UNIONE EUROPEA«Siamo nella fase finale»

23.12.20 - 21:07
Ottimismo a Bruxelles per un accordo che sembra imminente. Si allontana il fantasma del "no deal"
keystone-sda.ch / STF (Virginia Mayo)
Fonte ATS ANS
«Siamo nella fase finale»
Ottimismo a Bruxelles per un accordo che sembra imminente. Si allontana il fantasma del "no deal"

LONDRA / BRUXELLES - Svolta di Natale sulla Brexit. L'Unione europea e la Gran Bretagna sono ormai vicinissime a chiudere l'accordo commerciale che scaccia l'incubo del "no deal" a una settimana dalla rottura definitiva, con l'annuncio ufficiale che - al netto di clamorose sorprese - dovrebbe essere solo questione di ore.

Al termine di estenuanti negoziati durati dieci mesi, e proseguiti anche oggi a livello tecnico e politico, l'ottimismo per l'imminente fumata bianca ha fatto brindare le borse e impennare la sterlina, che ha guadagnato su euro e dollaro.

«Siamo nella fase finale», hanno confermato in serata a Bruxelles, mentre funzionari britannici ed europei hanno parlato di un accordo praticamente già chiuso che aspetta solo di essere ufficializzato dopo la definizione degli ultimi dettagli.

La giornata si era aperta con un altro ultimatum arrivato da Parigi. In contraddizione rispetto a quanto annunciato ieri dal capo negoziatore dell'Ue Michel Barnier, il segretario di Stato francese agli affari europei Clément Beaune aveva avvertito che i negoziati si sarebbero conclusi, con o senza accordo, entro il 31 dicembre.

«Non auspico che si vada oltre la fine dell'anno. Dobbiamo poter finire nei prossimi giorni, questo negoziato doveva terminare all'inizio di novembre», aveva dichiarato Beaune, aggiungendo: «Penso comunque che avremo finito prima del 31 dicembre».

A spingere sull'acceleratore sono stati direttamente il premier britannico Boris Johnson e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che hanno preso in mano il dossier investendoci tutte le loro forze e parlandosi più volte al telefono.

Lo scoglio principale degli ultimi giorni di trattative - risolto il nodo del level playing field, le regole comuni a garanzia d'una concorrenza leale - riguardava la pesca e le quote da ripartire lungo un certo numero di anni per i pescatori britannici e quelli dei paesi costieri dell'Ue.

«La questione della pesca è divenuta un totem in Gran Bretagna e in altri Stati costieri, compresa la Francia», ha scritto il "Financial Times", ricordando tuttavia che si parlava di poche «decine di milioni di euro, una piccola frazione del valore di qualsiasi accordo commerciale».

Una volta che sarà stato annunciato e prima di entrare in vigore il testo dell'accordo dovrà essere sottoposto al vaglio del Consiglio riunito in sede di Coreper con i rappresentanti permanenti dei 27 paesi dell'Ue.

«Ma il diavolo si nasconde nei dettagli», ha riferito una fonte diplomatica alla Bbc, lasciando intendere che ci vorrà del tempo per tradurre ed esaminare il testo e permettere che si possa avere una sua entrata in vigore provvisoria il primo gennaio, quando cioè il Regno Unito avrà abbandonato definitivamente il mercato unico.

Anche il Parlamento europeo è coinvolto in questo processo di ratifica e non si esclude che il testo di circa duemila pagine, una volta arrivato il via libera, possa essere validato a posteriori.

La svolta nei negoziati consente alle due parti di scampare il pericolo di un "no deal", dannoso sia dal punto di vista economico che simbolico; e alla presidenza di turno tedesca, quindi ad Angela Merkel, di consegnare l'intesa sotto l'albero di Natale e concludere il semestre in bellezza.

A lungo tuttavia si è temuta la fumata nera, che avrebbe relegato gli scambi tra l'Unione europea e Londra alle sole regole dell'Organizzazione mondiale del commercio, sinonimo di dazi doganali, quote e formalità amministrative che avrebbero portato a enormi problemi con ritardi nella consegna delle merci.

Uno scenario assolutamente da evitare in primo luogo per il Regno Unito, già alle corde per la nuova variante di coronavirus che lo sta isolando dal resto del mondo. Le code dei tir ai suoi confini meridionali sono ancora lì a presagire quello che sarebbe successo in caso di "no deal".

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