Identificata una delle vittime che, come i dispersi, guidava le autobotti che si trovavano presso la piattaforma di carico dell'impianto
CALENZANO - Se la Prefettura di Firenze ha dichiarato cessato l'allarme per la zona del deposito Eni di Calenzano, rimangono i quesiti su quale sia stata la causa della terribile esplosione che ha provocato, al momento, due morti oltre a nove feriti e tre dispersi.
S'ipotizza che l'esplosione abbia riguardato una delle cinque autobotti che si trovavano presso la piattaforma di carico dell'impianto. Una scintilla potrebbe aver dato il via alla deflagrazione, che dal primo veicolo avrebbe rapidamente coinvolto gli altri quattro automezzi.
Le autorità hanno identificato una delle vittime, il cui nominativo fa parte di una lista di persone che mancano all'appello. Sono tutti operai che stavano guidando le autocisterne presso il centro di stoccaggio e smistamento di gasolio, benzina e petrolio vicino al capoluogo toscano.
«Stavo lavorando, ho sentito un boato e i vetri delle finestre sono schizzati sul mio volto provocandomi ferite alla fronte, per fortuna non gravi. Sapevamo che quest'area era pericolosa, ma non fino questi punto» ha dichiarato al Corriere della Sera un operaio che lunedì mattina si trovava al lavoro a soli 50 metri dal luogo della tragedia.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, «per avere informazioni sui feriti, per portare la solidarietà alle famiglie delle vittime e per ringraziare i soccorritori che sono intervenuti con grande professionalità».
Nove squadre dei Vigili del Fuoco sono state impegnate per ore nelle operazioni di spegnimento.