Le “vendetta” ucraina: colpire il petrolio russo con i droni kamikaze

Un attacco, questa mattina, ne segue diversi altri in una rappresaglia che si basa su dispositivi forniti dagli Usa
ROSTOV SUL DON - Forse non si può parlare di controffensiva, ma di sicuro di una sorta di attacchi di rappresaglia a colpire bersagli strategici e particolarmente preziosi a Mosca: le stazioni di estrazione e/o raffinazione del petrolio.
Fa seguito a quello avvenuto ieri, al largo della costa della Crimea, un attacco analogo avvenuto oggi alla raffineria di Novoshakhtinsk, nell'Oblast di Rostov e a 8 chilometri dal confine ucraino.
A causare il rogo, sarebbe stato un drone kamikaze dell'esercito ucraino e il cui video del lancio, come tanti momenti di questa guerra, è stato largamente diffuso via social.
Nella clip si vede il piccolo robottino volante decollare e dirigersi verso lo stabilimento dove deflagra in maniera violenta, gli artificieri ucraini non nascondono la loro soddisfazione per il bersaglio colpito.
Le agenzie stampa russe confermano l'accaduto così come lo spegnimento delle fiamme, nessuno sarebbe rimasto ferito perché la struttura era vuota. È in ogni caso importante ricordare, come segnalato anche da Reuters, che nessuna di queste informazioni è stata confermata da terze parti.
L'utilizzo di droni esplosivi kamikaze non è una novità per l'esercito ucraino, soprattutto dopo la recente fornitura da parte degli Stati Uniti di 121 dispositivi Phoenix Ghost, nel mese di aprile.
E proprio verso la fine di aprile le autorità russe hanno registrato i primi, apparentemente misteriosi, incendi in una centrale di stoccaggio a Bryansk a 150 km dal confine ucraino.




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