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ITALIACappato: «Porterò altri a morire in Svizzera»

03.04.17 - 18:46
Interrogato dai magistrati, ha confermato di aver aiutato Dj Fabo a realizzare il suo desiderio, promettendo di offrire nuovamente il servizio a chi ne avrà bisogno
Keystone
Cappato: «Porterò altri a morire in Svizzera»
Interrogato dai magistrati, ha confermato di aver aiutato Dj Fabo a realizzare il suo desiderio, promettendo di offrire nuovamente il servizio a chi ne avrà bisogno

MILANO - «Intendo continuare a svolgere l'azione che sto svolgendo anche per altre persone» e ciò significa che «porterò altre persone in Svizzera» a morire. Lo ha detto Marco Cappato, esponente dei radicali italiani, dopo due ore e mezza di interrogatorio davanti ai magistrati che lo hanno indagato per aiuto al suicidio per la morte nel canton Zurigo di dj Fabo.

Cappato ai magistrati «ha confermato di aver aiutato Dj Fabo a ottenere quel che desiderava», ha spiegato Filomena Gallo, legale dell'associazione Luca Coscioni, che lotta per affermare il diritto alla scienza e all'autodeterminazione individuale.

Dj Fabo, 39 anni, cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale nell'estate del 2014, aveva scelto il suicidio assistito: è morto il 27 febbraio in una struttura dell'associazione Dignitas nella zona industriale di Pfäffikon (ZH).

Cappato, oltre ad ammettere di aver «molto chiaro fin dall'inizio» quel che rischia dal punto di vista penale portando «altre persone» in Svizzera per la pratica del suicidio assistito (dai 5 ai 12 anni di carcere), ha aggiunto «spero che per i cittadini italiani possa essere affermato e riconosciuto il diritto a non subire come una tortura una condizione di vita che non vogliono».

Filomena Gallo, legale dell'Associazione Luca Coscioni, di cui Cappato è tesoriere, e componente del pool dei difensori assieme ai colleghi Massimo Rossi e Francesco Di Paola, al termine dell'interrogatorio ha spiegato che l'esponente radicale ha confermato ai pm Siciliano e Arduini quanto aveva già ricostruito nelle dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri nella sua autodenuncia: «ha aiutato dj Fabo a ottenere quel che desiderava, e cioè recarsi all'estero e accedere al suicidio assistito».

Cappato non è la prima volta che ha fornito aiuto a un malato, mettendolo nelle condizioni di raggiungere la Svizzera, dove è consentita la pratica del suicidio assistito. Era capitato anche con una donna romana nel dicembre 2015. Anche allora si era autodenunciato ai militari dell'Arma, i quali avevano trasmesso gli atti alla Procura di Roma. Ma, come è stato riferito, di una eventuale inchiesta non se ne è mai saputo nulla.

Invece, visto il proposito del tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, nell'indagine milanese potrebbero aggiungersi altri casi, oltre a quello del Dj Fabo, 39 anni, cieco e tetraplegico a causa di un grave incidente, morto lo scorso 27 febbraio in una clinica nei dintorni di Zurigo, dove era stato accompagnato da Cappato.

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