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VATICANO

La dolce vita dei cardinali prima del Conclave, tra liquori, carciofi alla romana e partite a tennis

L'attesa per l'elezione del nuovo Papa scandita da momenti di socialità varia. Il papabile Tagle trema per un video dove canta "Imagine"
Foto AFP
Fonte CORRIERE DELLA SERA
La dolce vita dei cardinali prima del Conclave, tra liquori, carciofi alla romana e partite a tennis
L'attesa per l'elezione del nuovo Papa scandita da momenti di socialità varia. Il papabile Tagle trema per un video dove canta "Imagine"

VATICANO - Mai come in queste ore le vie del Vaticano e quelle adiacenti di Roma sono popolate di uomini di chiesa in abito talare nero, lo zucchetto e la mozzetta: sono i cardinali convenuti a San Pietro per i funerali di Papa Francesco e chiamati adesso a eleggere il nuovo Pontefice.

Ma in questi giorni di raccoglimento profondo e triple sedute di preghiera, il corposo corpo cardinalizio che scorazza per le vie della città più sacra del mondo fa anche altro. Lo racconta in un articolo il Corriere della Sera, che alcuni di questi porporati ha intercettato dentro a qualche ristorante o al bar.

Come l'arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, "pizzicato" mentre si concede una pausa con panino e birretta al termine di una celebrazione per il secondo giorno - dei nove - del Novendiale, il periodo listato a lutto che succede alla morte del Papa.

La dolce vita fra osterie e ristoranti: «Ci siamo spazzolati degli ottimi carciofi alla romana» - Non si tira certo indietro quando si tratta di fare delle dichiarazioni e al quotidiano milanese confida candidamente che «oggi sto leggero ma ieri sera col mio amico cardinale Mario Zenari, veronese, nunzio apostolico in Siria, siamo stati al ristorante La Taverna, all’angolo tra via Candia e via Tunisi e ci siamo spazzolati degli ottimi carciofi alla romana che non vi dico. Un piatto che a lui lo fa impazzire, mica li trova i carciofi in Siria...».

Eh certo, vuoi mettere? Mica puoi stare qui a comparare i carciofi alla romana o un bel piatto di carbonara come fanno qui, con il pane fritto del Fatteh che mangi a Damasco?

Bicchieri di vino e il debole per i liquori mignon - Le ore che precedono il ritiro dentro alla Cappella Sistina bisognerà pure in qualche modo "ingannarle" e allora l'arcivescovo ricorda che uno dei luoghi prediletti dove trascorrere il tempo di attesa è proprio il ristorante. È lì che coloro che non si conoscono - e sono la gran parte dei grandi elettori - hanno la possibilità tra un bicchiere di vino e uno di liquore di fare conoscenza, scambiarsi impressioni, numeri di telefono.

«Parlano, si conoscono, si annusano tra di loro e piano piano cominciano a tracciare l’identikit di quello che sarà il prossimo pontefice dopo Francesco. E vi assicuro che è meglio farlo parlando al ristorante piuttosto che a Santa Marta: fuori a tavola, infatti, si può stare più tranquilli e soprattutto lontani da orecchie indiscrete. L’unico problema è finire la cena prima delle 22.30 sennò poi all’ingresso petriano bisogna chiedere il permesso alle guardie svizzere per rientrare» ha sciorinato liberamente al Corriere della Sera.

Tutti i cardinali sono alloggiati a Santa Marta, l'immobile a uso foresteria dove in modo francescano aveva deciso di vivere Bergoglio.

E lì, come si trattasse di scolaretti in gita d'istruzione, si divertono a passare da una camera all'altra, discutendo, pregando certo, ma soprattutto bevendo. Con un debole per le bottigliette mignon dei frigo bar, sembra, stando a quanto riferisce il loquace arcivescovo, che ha "spifferato" il fatto che un suo amico, «un cardinale straniero che pensava fosse tutto gratis ha invitato in stanza un po’ di colleghi per chiacchierare dopo cena e così presto hanno finito tutti i liquori mignon del frigo-bar. Solo che poi lui se li è ritrovati sul conto e c’è rimasto male».

Lo stress da Conclave si supera anche giocando a carte o a tennis - Lo stress pre-Conclave, fra impegni religiosi, messe, passaggi nei luoghi di culto, consolazioni ai fedeli e briefing, ha i suoi costi psicologici e fisici. Così c'è chi si dà al tennis, come il porporato spagnolo Santos Abril y Castelló, il "Sinner" dei cardinali, che però ha un carattere difficile: non gli piace perdere, anzi «odia» proprio uscire dal campo sconfitto. E allora che fa?

«S’è inventato un’escamotage: quando la partita butta male fa un cenno al suo assistente fuori campo, il quale dopo qualche secondo, mentre il match è in corso, lo interrompe dicendo che qualcuno sta cercando urgentemente al telefono il cardinale. E il set è salvo...».

Non è però l'unico espediente che s'è visto mettere in circolazione in questi giorni tra i membri della corporazione.

Il conto salato da cardinale al ristorante: per evitare le stangate degli osti, molti si cambiano d'abito - Stando sempre al racconto del solito arcivescovo in pensione Pecorari, dopo che si è sparsa la voce di certe stangate di prezzo cui sono andati incontro alcuni cardinali nei ristoranti intorno a San Pietro, alcuni di loro si sono fatti furbi. Come? Svestendosi dell'abito talare da cardinale e presentandosi ai tavoli delle osterie con un modesto completo da prete.

«Ho raccomandato però, soprattutto ai miei amici inglesi e americani, di lasciare in collegio la veste rossa e di mettersi in tasca l’anello cardinalizio, perché gli osti sennò se ne approfittano e li stangano soprattutto sul vino» ha detto sempre al Corsera.

L'imbarazzo del cardinale filippino Tagle, pizzicato a cantare "Imagine" in un locale - Non solo amore per la buona cucina romana, però: c'è anche chi il tempo lo trascorre giocando a carte, come l'arcivescovo di Porto Alegre Jaime Spengler, e chi pare non sia nella condizione di viverlo totalmente in serenità, come uno dei cardinali più papabili a diventare il nuovo Pontefice, il filippino Luis Antonio Gokim Tagle.

Anni fa andò in un locale e si mise a cantare "Imagine" di John Lennon. Quel video oggi è diventato virale. Lui evidentemente si vergogna un po' e l'imbarazzo lo costringe a una dolce vita un po' più ritirata. Infatti si vede poco in questi giorni in giro per Roma, al contrario di tanti suoi colleghi di chiesa presenzialisti.

L'arcivescovo lo conferma: «Credo che qui a Roma uscirà poco».

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