«Una donna mi ha dato in braccio sua figlia e mi ha detto: “Salvala, ti prego”»

Il racconto di due giovani operai, corsi in soccorso ai passeggeri del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre
MESTRE - Tra i racconti, ne spiccano due in particolare: quelli di Boubakar Toure e Godstime Erheneden.
Due giovani migranti, in Italia da un decennio e operai di professione, entrambi residenti della zona e intervenuti per soccorrere i passeggeri rimasti intrappolati tra le lamiere dell'autobus precipitato dal cavalcavia dell'autostrada A4.
In intervista al Corriere del Veneto hanno raccontato del tragico incidente di martedì, che ha causato la morte di 21 persone di nazionalità ucraina, spagnola, italiana, croata e francese.
Al momento sono 8 le persone ricoverate in terapia intensiva, due delle quali in gravissime condizioni: una bambina di soli 4 anni, che presenta ustioni su tutto il corpo e una donna di 50 anni. Entrambe sono state trasportate in elicottero all'ospedale di Padova.
«Pensavo ci fosse stato un terremoto»
«Stavo cucinando del riso e ho sentito un rumore fortissimo: pensavo fosse un terremoto. Poi è corso il mio amico Godstime, mi ha detto che aveva visto cadere un autobus dal cavalcavia», ha raccontato Boubakar.
Si sono precipitati in strada per vedere quello che era successo. Davanti a loro si è parato l'inferno: «Sentivo le persone urlare imprigionate in mezzo alle lamiere. Chiedevano aiuto. Abbiamo tirato fuori prima una donna con la sua bambina e poi un uomo. Poi ho tirato fuori anche un cane. Sembravano tutti vivi. Infine ho guardato tra quei rottami e ho visto l’autista: era già morto».
«Una donna mi ha dato in braccio sua figlia e mi ha detto: “Salvala, ti prego”»
La testimonianza di Godstime aggiunge dei particolari alla vicenda: «C'era una donna che parlava inglese e piangeva: mentre la tiravo fuori diceva “prendi mia figlia, prendi mia figlia”. Era una bimba piccola, credo avesse due anni. Era priva di conoscenza, ho il sospetto che fosse morta. Sono sconvolto: ha l'età di mio figlio. È come se avessi perso lui».
Per quanto coraggiosi e utili siano stati in quel momento, non sono riusciti a salvare tutti i passeggeri: «Volevo salvare ancora quelle persone che gridavano, ma le fiamme stavano crescendo e sono diventate troppo alte. Mi sono dovuto arrendere», ha aggiunto Boubakar, che assieme al suo compagno Godstime viene oggi definito «un eroe» dalla stampa italiana.




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