Gemelli siamesi: Usa;da Egitto a Dallas per vita normale
Eppure, nonostante gli allarmi dei medici texani i genitori dei bambini, Ibrahim Mohamed Ibrahim e la moglie Sabah Abu el- Wafa hanno deciso di correre ogni rischio pur di dare ai gemelli l´opportunità di una esistenza fatta di quotidiana normalità. I due bambini - secondo quanto spiegato dai medici alla famiglia - potrebbero non sopravvivere all´intervento (uno dei due od entrambi) e, anche in caso di buon esito dell´operazione dal punto di vista tecnico, non possono essere escluse sofferenze cerebrali: Ahmed e Mohamed, infatti, non condividono la materia grigia (entrambi hanno un singolo cervello) ma un ampio reticolato di vasi sanguigni il quale rende estremamente complessa la divisione della loro scatola cranica.
L´attività dei chirurghi americani, destinata a concludersi non prima di domenica, è stata pianificata dagli esperti del Children´s Medical Center già da diversi mesi. I due bambini, accompagnati dal padre, si trovano a Dallas da oltre un anno (la madre, arrivata negli Stati Uniti per l´intervento, era rimasta in Egitto insieme agli altri due figli della coppia) durante il quale hanno valutato tutte le ipotesi favorevoli e contrarie ad un intevento, avvertendo i familiari di tutti i possibili rischi e le possibili complicazioni legate ad una simile operazione che vedrà coinvolti 18 specialisti di neurochirurgia infantile.
"Nessuno compie questi passi con leggerezza - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa trasmessa dalle reti televisive statunitensi, Dale Swift, uno dei neurochirurghi coinvolti - ma a questo punto crediamo che operare sia la cosa giusta da fare". D´altronde, Ibrahim Moahmed Ibrahim - giunto in America grazie agli sforzi dell´associazioone non profit ´World Craniofacial Fouindation´ di Dallas ha sempre sostenuto la necessità di un intervento, ribadendo che "se i bambini vengono lasciati così non saranno mai normali".
La vicenda americana di Ahmed e Mohamed trova - proprio in queste ore - una sorta di contraltare italiano. Tre giorni fa, due gemelline siamesi di 4 mesi nate a Salonicco e unite alla tempia sono arrivate a Roma e ricoverate al reparto di neurochirugia del Policlinico Gemelli, dove si sta valutando se sia possibile un intervento di separazione. Tuttavia, prima che i medici decidano sul da farsi e sciolgano la riserva di prognosi passerà un tempo indefinito. L´operazione chirurgica cui sono sottoposti, in Texas, i due fratellini egiziani non è che l´ultimo intervento di separazione di gemelli siamesi uniti per la testa avvenuti recentemente.
Solo negli ultimi tre anni, sono stati cinque gli interventi di questo genere. Tre risolti con successo, uno con la morte di uno dei due gemelli e l´ultimo caso, risalente allo scorso luglio, con la morte di due sorelle iraniane di 29 anni. Nell´ottobre del 2000, Tay-lah e Monique Armstrong, australiane di sei mesi sono state separate nel Royal Children´s Hospital di Brisbane (Australia); nell´aprile 2001, Ganga e Jamuna Shrestha, nepalesi di 11 mesi sono state separate all´ ospedale di Singapore; nel maggio 2001 - Bethany e Alyssa Nolan, nate in Australia da tre settimane unite per la testa, sono separate nel Royal Children´s Hospital di Brisbane, una muore nell´ operazione; nell´agosto 2002, Maria Teresa e Maria de Jesus Quiej-Alvarez, del Guatemala, un anno appena compiuto, sono state separate al Mattel Children´s Hospital dell´Università della California. Lo scorso luglio, infine, dopo 29 anni passati attaccate per la testa, due gemelle siamesi iraniane Ladan e Laleh Bijani sono state separate all´ospedale di Singapore ma, entrambe, non sono riuscite a sopravvivere all´intervento.
ATS




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