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Davide TekinFuga di cervelli: un problema davvero irrisolvibile?

22.03.23 - 23:50
Davide Tekin, candidato Giovani del Centro - Lista 7
Davide Tekin
Fuga di cervelli: un problema davvero irrisolvibile?
Davide Tekin, candidato Giovani del Centro - Lista 7

Nel corso degli ultimi anni si è tornati più volte a discutere di un problema sociale e soprattutto economico che affligge il nostro cantone: il fenomeno della fuga di cervelli. Premetto che questo tema mi sta particolarmente a cuore, perché è un problema con il quale mi sono dovuto confrontare.

Per analizzare al meglio la questione è importante definire il soggetto: spesso si tratta di neolaureati ticinesi delle Università della Svizzera interna, che quindi nella maggior parte dei casi lavorano nel settore terziario. Il problema si è aggravato col passare degli anni e si stima che circa 800 giovani all’anno (non solo neolaureati) devono lasciare il nostro cantone (oppure non ritornano nel nostro cantone dopo gli studi) per trovare un lavoro. Le statistiche, inoltre, ci suggeriscono che vengono investite diverse migliaia di franchi all’anno per giovane. Non bisogna essere degli economisti per capire che la situazione è molto grave, in quanto con la fuga dei giovani ticinesi viene a mancare un ritorno finanziario molto elevato, che va a penalizzare le finanze dell’intero cantone. Le imposte (nella maggior parte dei casi) e tutti i contributi sociali vengono pagati oltre Gottardo (nel posto dove si lavora) e il nostro cantone non può beneficiare del valore aggiunto in termini di produttività e di conoscenze che porterebbero questi giovani, nonché di un maggiore collegamento commerciale con la Svizzera interna. La fuga di cervelli, dunque, comporta inevitabilmente un abbassamento del valore della qualità produttiva ticinese.

In poche parole si semina, ma non si raccoglie. In altri articoli e in alcuni dibattiti sono stati citati diversi numeri e diverse statistiche, che hanno alimentato le incertezze e le preoccupazioni riguardo a questo problema.

A mio avviso, prima d'iniziare a proporre incentivi economici, il modo migliore per cominciare a combattere questo fenomeno è semplicemente quello di incentivare i datori di lavoro ad assumere i giovani neolaureati ticinesi che vogliono tornare in Ticino, rendendo più leale la concorrenza sul mercato del lavoro ticinese. Infatti non tutti i giovani neolaureati ticinesi vanno a lavorare oltre Gottardo perché ricevono stipendi più alti, anzi, una buona parte è costretta ad emigrare perché nel nostro cantone non viene assunta. In Ticino c’è la necessità di creare più posti di praticantato e di controllare chi effettivamente viene assunto dalle aziende, perché spesso vengono assunte persone con esperienza che accettano i posti di praticantato. In seguito è importante tener conto dei posti di lavoro del cantone e delle grandi aziende, dove è fondamentale valorizzare i neolaureati ticinesi che sono legati al nostro territorio.

Per concludere vorrei ricordare che questo problema penalizza, oltre che i giovani, l’intera società, in quanto con l’invecchiamento della popolazione diventa sempre più difficile trovare le soluzioni finanziarie per pagare le pensioni e col passare degli anni sarà sempre più difficile per i giovani entrare nel mondo del lavoro e di conseguenza crearsi una famiglia. Se non si interviene al più presto l’instabilità intergenerazionale crescerà a dismisura creando grossi disagi economico-sociali.

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