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Profughi ucraini: «Qualcosa non torna?»

Lorenzo Quadri interpella il Consiglio federale riaprendo il dibattito sulla sostenibilità e sull’equità della politica d’asilo svizzera.
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Profughi ucraini: «Qualcosa non torna?»
Lorenzo Quadri interpella il Consiglio federale riaprendo il dibattito sulla sostenibilità e sull’equità della politica d’asilo svizzera.

BERNA - Il tema dello statuto di protezione S per i profughi ucraini torna d'attualità. A rilanciare il dibattito è il consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi), che ha inoltrato al Consiglio federale un’interpellanza articolata e critica sull’attuale gestione del fenomeno migratorio dall’Ucraina e sui costi che ne derivano per la Confederazione.

Quadri evidenzia che la Svizzera ha già speso 5 miliardi di franchi in sussidi e aiuti, con altri 5 miliardi in contributi a Kiev previsti entro il 2036, e solleva dubbi sull’efficacia dei controlli.

Tra i punti chiave: la presenza di auto con targhe ucraine nonostante l’obbligo di immatricolazione svizzera, l’obbligo di vendere i veicoli per ricevere prestazioni sociali e i bassi tassi di occupazione dei rifugiati (15% a Ginevra, 16% in Ticino). Quadri si chiede se i sussidi siano troppo generosi e quindi disincentivino il lavoro.

Infine, chiede quando il Consiglio federale intenda attuare la mozione Friedli, che limita lo statuto S ai profughi provenienti da zone effettivamente in guerra. Un’interpellanza che riapre il dibattito sulla sostenibilità e sull’equità della politica d’asilo svizzera.

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