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CANTONEIn parlamento le tre interpellanze sul caso Gobbi

04.04.24 - 07:15
Il governo voleva sospendere i tre atti parlamentari, ma l'Ufficio presidenziale glielo impedisce.
Archivio Ti Press
Fonte laRegione
In parlamento le tre interpellanze sul caso Gobbi
Il governo voleva sospendere i tre atti parlamentari, ma l'Ufficio presidenziale glielo impedisce.

BELLINZONA - Si avvicina la prossima sessione parlamentare. Il via è in programma per lunedì alle 15 e la maggioranza del Gran Consiglio ha deciso di accettare la clausola d’urgenza e di chiedere al Consiglio di Stato di rispondere a tre interpellanze riguardo all'incidente avvenuto lo scorso novembre sull'autostrada in Leventina, che ha visto protagonista il consigliere di Stato e capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. A darne notizia laRegione.

Le tre interpellanze sono state depositate il 13 marzo dal deputato e presidente del Centro, Fiorenzo Dadò, dal titolo "Un misterioso incidente, è abuso di potere?"; ci sono poi quella di Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, granconsiglieri del Movimento per il socialismo, "Trasparenza e informazione: quale deve essere il ruolo della Polizia cantonale?" inoltrata il 15 marzo, e "L'incidente di Gobbi e le conseguenze politiche" del 26.

Il quotidiano di via Ghiringhelli si chiede dunque quali siano gli scenari che potranno palesarsi in parlamento. Tra questi, la facoltà di non rispondere con la motivazione per cui è in corso un'inchiesta penale e che vi è stata l'autosospensione da parte del consigliere di Stato. Quel che è chiaro è che il governo dovrà dichiarare come intende muoversi e che non potrà disporre la sospensione degli atti parlamentari in questione.

Le ipotesi vengono sostenute dalla nota trasmessa nei giorni scorsi all'Ufficio presidenziale dal segretario generale, l'avvocato Tiziano Veronelli. Spiega infatti che «il governo non dispone della facoltà di 'sospendere' motu proprio la trattazione delle tre interpellanze». «Qualora la loro urgenza e il loro interesse pubblico fossero riconosciuti dall'ufficio presidenziale, il Consiglio di Stato sarebbe tenuto a rispondere pubblicamente in occasione della seduta parlamentare, potendo avvalersi semmai della facoltà di non rispondere». In assenza di risposte concrete - scrive - il Gran Consiglio - potrebbe richiedere la discussione generale.

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